Solo passaporto, valigia e Wi-Fi: il fenomeno dei nomadi digitali
di Redazione 5 Aprile 2024 •
di Redazione 5 Aprile 2024 •
C’è chi parla di mode passeggere e chi dice che, ben presto, gli uffici per come li abbiamo sempre vissuti non esisteranno più.
E poi ci sono loro, i nomadi digitali.
35 milioni di persone in tutto il mondo che scelgono di non lavorare mai dallo stesso posto, ma di cambiare destinazione ogni pochi mesi o, a volte, anche dopo qualche settimana. Un fenomeno sempre più diffuso, ma soprattutto desiderato da chi, tra qualità della vita e benessere sul posto del lavoro, è alla ricerca del perfetto work life balance.
Il digital è ormai parte integrante della nostra quotidianità e associarlo, ad esempio, al mondo del lavoro, non ci stupisce più. Ma come siamo arrivati a poter lavorare da… ovunque?
Se i tempi del lockdown sembrano solo un ricordo lontano si può dire che, in gran parte, la rivoluzione nel mondo del lavoro sia iniziata proprio da lì. E una volta provato, non abbiamo più potuto fare a meno del lavoro da remoto. Dopo che in pandemia lavoratori e aziende hanno sperimentato il remote working , si è compreso che per lavorare non sempre è necessario vivere in una grande città o recarsi tutti i giorni in ufficio. Per molti professionisti sono sufficienti un PC, una connessione affidabile e, probabilmente, un buon caffè.
E non parliamo solo di spazi. Ad essere cambiato è il concetto stesso di lavoro, divenuto sempre più flessibile in termini di orari e modalità, con tutti i vantaggi che ne sono derivati.
Si è visto come, ad esempio, il lavoro da remoto abbia avuto riscontro in termini di sostenibilità e lavorare in modalità intelligente faccia bene all’ambiente, oltre che al nostro portafogli.
Si è anche cominciato a parlare sempre più spesso di benessere e di quanto il digital e la tecnologia possano aiutarci a ottimizzare le nostre giornate lasciando più spazio a ciò che conta davvero: il nostro benessere personale.
Insomma, smart working, sostenibilità e innovazione sono diventate parole chiave della nostra epoca. E si può dire che anche il nomadismo digitale inizi da qui.
“Ciao mamma, mollo tutto e faccio il nomade digitale!”
“Il nomade che?”
Come per ogni nuovo trend che si rispetti, anche il nomadismo digitale si è guadagnato una serie di falsi miti che è bene sfatare se si vuole comprendere a pieno questo fenomeno e, perché no, unirsi alla tribù dei professionisti del futuro.
Chi sono allora questi giramondo a tempo pieno?
Nonostante la GenZ sia quella più attenta al tema del work life balance, i nomadi digitali non sono giovani con lo zaino in spalla e tanto spirito di avventura. O meglio: anche, ma non solo.
Uno studio realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali ha riportato che, in Italia, il 64% sono donne e uomini tra i 30 e i 49 anni. I senior con età superiore ai 50 anni rappresentano il 27% e (sorpresa delle sorprese!) solo il 10% sono under 30.
Il Rapporto ha anche dato evidenza del grado di scolarizzazione e della professione dei nomadi digitali del Bel Paese che, nel 57% dei casi, hanno almeno una laurea e per il 41% sono freelancer e liberi professionisti, mentre il 38% è costituito da lavoratori dipendenti.
“Una vita in vacanza” cantava qualcuno. Ecco, di certo non parlava dei nomadi digitali.
A differenza di quanto, spesso, si pensi, lavorare online non significa approdare in spiagge da sogno con il laptop sulla sdraio, o fare un trekking esotico con le cuffiette nelle orecchie. (Ah no?)
Se dovessimo rappresentarlo, il nomadismo digitale avrebbe più l’aspetto di un luogo tranquillo, uno spazio di co-working ben attrezzato, con ottima connessione Wi-Fi e tutti i comfort ideali per una concentrazione impeccabile.
Insomma, se pensavi di prenderti una pausa dal lavoro, forse non ci siamo. Ma ti assicuriamo che i vantaggi ci sono, eccome se ci sono…
Partire… e poi partire… per ripartire. Si, ma perché?
Cominciamo dal principio: se non ami gli spostamenti frequenti, forse la vita da nomade digitale non fa per te. Lavorare da un luogo sempre diverso implica una forte passione per il viaggio e la voglia di scoprire nuovi luoghi e culture. Vuol dire entrare in contatto con abitudini spesso diverse dalle proprie, soprattutto se si vola dall’altra parte del mondo!
Significa però, anche fare esperienze inedite e aprirsi a nuove opportunità personali e professionali, a prescindere da dove esse si trovino, alla ricerca di uno stile di vita e un lavoro appaganti.
Ma soprattutto, la scelta di diventare professionisti itineranti, si basa su una convinzione di fondo: mettere al primo posto il benessere personale. Ciò che accomuna tutti i nomadi digitali è l’esigenza di non sentirsi schiacciati da orari, stress e ritmi frenetici, ma di dare priorità alle proprie esigenze. Anche quando queste richiedono di cambiare aria e ritrovarsi, magari, in un altro continente.
Quello che sicuramente accomuna la maggior parte dei nomadi digitali è l'esigenza di maggiore flessibilità, la possibilità di gestire in autonomia il proprio tempo, e la libertà di poter scegliere di volta in volta dove vivere e lavorare. In generale è la ricerca di maggiore benessere personale e professionale e di un miglior equilibrio tra la vita privata e lavoro
Alberto Mattei, Presidente della Associazione Italiana Nomadi Digitali
Che sia per sviluppare nuove soft skills, per acquisire prospettive diverse, o per cambiare completamente il proprio stile di vita, il lavoro online ci ha permesso di andare oltre il qui e ora e di poter svolgere la nostra professione potenzialmente ovunque, senza per questo rinunciare alla produttività, anzi.
Connettersi a se stessi e dare ascolto a ciò che mente e corpo ci richiedono per stare bene, può essere la prima chiave per il successo, non solo di una vita sana, ma anche di una carriera professionale brillante.
Allora scegli tu dove e.. goditi il viaggio!