Il mondo del lavoro cambia di continuo. Tendenze più o meno passeggere influenzano - e sono a loro volta influenzate - dai cambiamenti che attraversano la società. Una delle più recenti novità è l’avvento della YOLO Economy, che Randstad, all’interno del suo WorkMonitor annuale, ha riassunto in una manciata di dati: il 56% degli intervistati, appartenente alla Gen Z (18-24 anni) o Millennials (25-35 anni), si dice pronto a lasciare il lavoro qualora quest’ultimo gli impedisse di «godersi la vita», contro il 38% degli intervistati tra i 55-67 anni.
In questo contesto, i valori di riferimento della Gen Z giocano sicuramente un ruolo fondamentale. Di fatto, le generazioni si differenziano le une dalle altre proprio per il sistema valoriale in cui credono, plasmato dagli eventi storici vissuti. Pandemia. Incertezza. Depressione. Sono le parole chiave che giustificano la filosofia della YOLO Generation, come è stata ribattezzata dal New York Times. Chi appartiene a questa generazione, infatti, è entrato nel mondo del lavoro confrontandosi con un’economia totalmente condizionata dall’emergenza sanitaria. Insomma, si tratta di una generazione che sceglie di inseguire la propria soddisfazione personale e di dare valore al proprio benessere psicologico, fisico e mentale. Se giudicare la scelta di una vita lenta, lontana dai ritmi frenetici imposti dalla società, per inseguire un concetto più o meno astratto di felicità, può venire naturale, ricordiamoci che i giovani di oggi sono costretti a confrontarsi con un mondo totalmente diverso (e molto più ostile) rispetto a quello di cui hanno fatto esperienza i loro genitori.