Lavorare in pigiama aiuta l'ambiente? Vantaggi dello smart working
di Redazione 21 Aprile 2023 •
di Redazione 21 Aprile 2023 •
Abbiamo iniziato a capirne gli effetti benefici, nonostante la quantità di stress psico-fisico del momento storico, durante il periodo di chiusura dovuto alla pandemia: il Pianeta necessita di un cambio di rotta per ritrovare il proprio equilibrio. Ritmi meno frenetici e spostamenti ridotti hanno, insieme a quello che è sembrato un mettere la vita in stand-by, avuto un impatto positivo sulle emissioni di gas serra.
La natura è tornata a fiorire, a crescere indisturbata, a essere protagonista di spazi che fino a poco prima erano “dominio” dell’uomo, giungle di cemento.
Ma cosa ha a che fare questo con lo smart working? Si dice che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere: seppur più in piccolo, modalità di lavoro ibride o full remote contribuiscono a garantire una minore immissione di gas inquinanti nell’aria. Il risultato? Non solo noi siamo più felici, anche l’ambiente ringrazia.
Lockdown e crollo delle emissioni
È vero, durante la pandemia abbiamo assistito a un aumento dei rifiuti dovuti ai dispositivi di protezione. D’altra parte, però, le emissioni di gas serra hanno subito una brusca frenata. Secondo Eurostat, nel secondo trimestre del 2021 si è verificato un calo senza precedenti.
Sia chiaro, il trend di decrescita è iniziato molto prima, già dal 2010. E allora, qual è la novità? Quello che mostrano i dati non è solo una tendenza, ma un vero e proprio crollo, un drop.
A guidare questa tendenza sono stati:
Incredibile vero? Sarà anche per questo che per giorni i palinsesti dei TG sono stati occupati da notizie quasi fantastiche, di racconti di animali selvatici tornati a ripopolare le città vuote, di fiori e piante che hanno potuto tornare più forti tra le crepe del cemento. Il periodo di chiusura dovuto alla pandemia ha messo tutti a dura prova, ma ci ha fatto capire, forse, che c’è bisogno di schiacciare il tasto “Pausa” per ripartire col piede giusto. E questo, possiamo dirlo forte, passa anche dallo smart working!
Smart working is the new lavorare in pigiama? Sfatiamo il mito
Parliamoci chiaro, smart working non significa necessariamente lavoro da remoto, o da casa, come spesso si crede.
“Smart Working significa ripensare il telelavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.”
Mariano Corso - responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working
Insomma, il lavoro agile porta con sé concetti come autonomia, flessibilità, ma anche valorizzazione delle risorse e fiducia. Una responsabilizzazione dei lavoratori che stride con quell’immaginario che vede i dipendenti lavorare dal divano, spettinati e in pantofole. Stiamo assistendo, invece, a quella che possiamo definire una ritrovata libertà, che permette, almeno nelle intenzioni, di bilanciare al meglio esigenze personali e deadline.
Ma quindi, quali sono i benefici dello smart working?
Abbiamo già parlato, almeno in teoria, di work-life balance: un concetto che suona come una chimera. O forse no? A rispondere ci pensano i dati: lavorando da casa si riducono gli spostamenti per raggiungere, ad esempio, l’ufficio. Questo si traduce, oltre che in un minor costo per i trasporti, in una maggiore disponibilità di tempo per sé stessi, le proprie passioni, la propria famiglia. Facciamo due conti: se per andare da casa all’ufficio impieghi 30 minuti, e così anche al ritorno, 2 giorni di smart working a settimana equivalgono a 93 ore risparmiare all’anno. Niente male, vero?
Ma pensiamo alle aziende. Si stima che l’adozione di un modello evoluto di lavoro agile possa portare a un aumento della produttività di ogni lavoratore che varia dal 15 al 20%. Cosa significa? Più produttività = più profitto. Senza pensare, poi, alla diminuzione delle spese per l’energia, o per la gestione degli uffici.
Pensando sempre a due giorni di lavoro agile a settimana, uno smart worker potrebbe risparmiare circa 600€ l’anno, mentre le aziende 2.500€ per postazione di lavoro ogni anno.
E all’ambiente ci pensa qualcuno?
Probabilmente molti smart worker non sanno che stanno facendo del bene al Pianeta, oltre che a loro stessi. Sì, perché il lavoro a distanza permette di ridurre del 40%, per ogni lavoratore, le emissioni di CO2 nell’aria.
Come? Beh, basti pensare che nel nostro Paese i trasporti, e soprattutto quelli su gomma che incidono per il 93%, sono responsabili del 25% delle emissioni totali.
Allargando lo sguardo e guardando oltre i piccoli gesti dei pendolari, considerando anche l’opportunità per le imprese di affidarsi a spazi aziendali e uffici in numero o dimensioni ridotte, lavorando in smart due volte a settimana si potrebbe ottenere un risparmio in termini di emissioni pari a 450, se non 600 Kg di CO2 all’anno per persona.
Impressionante, no?
Certo non è sempre tutto ora quello che luccica. Bisogna mettere in conto che, magari, chi lavora in smart sceglie di vivere più lontano dall’ufficio, che deve raggiungere meno spesso. E allora, lo smart working, considerando tutto, è comunque sostenibile? Sono sempre di più gli studi e le ricerche che studiano questo fenomeno. Per ora la risposta sembrerebbe essere che sì, lavorare in modalità agile fa bene al Pianeta. Per un vero e proprio cambio di rotta, però, si dovrebbe pensare ad abitazioni efficienti, trasporti green, servizi capillari…
Lavorare da remoto ha talmente tanti vantaggi che, se ci riflettiamo bene, semplicemente dovremmo prendere e dire ‘ok, da domani lavoriamo tutti da casa’. Prima di tutto, c’è un risparmio notevole di tempo e di soldi. […] La città è più libera, meno inquinata, si riduce il traffico
Domenico De Masi - Sociologo e professore di Sociologia del lavoro