Il futuro fa ancora più paura: giovani e ansia climatica

di Redazione 18 Gennaio 2022 •

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Il mondo si sta – letteralmente – sgretolando tra le nostre mani e nessuno sembra voler fare qualcosa a riguardo. Quale futuro si può costruire se l’umanità è spacciata?

Preoccupazione, frustrazione, dolore e rabbia. Si chiama ansia climatica ed è un segnale di salute mentale. La sensazione di esser stati traditi, la risposta di fronte all’incapacità dei governi di reagire con la dovuta urgenza alla crisi climatica in corso. E questo nonostante le molteplici soluzioni disponibili e la schiacciante evidenza dei rischi esistenti.

Sono i giovani ad essere i più preoccupati. E come non esserlo, quando in gioco c’è il tuo futuro e quello del pianeta nel quale vivi? In un recente studio, 4 ragazzi su 10 dichiarano che l’emergenza climatica li rende incerti sull’avere dei figli, e oltre la metà di loro ha ammesso di ritenere che l’umanità sia spacciata.

quote

«Le persone al potere possono continuare a vivere nella loro bolla piena di fantasie, come la possibilità di una crescita infinita su un pianeta finito e una soluzione tecnologica che apparirà improvvisamente dal nulla e cancellerà immediatamente tutte queste crisi. Tutto questo mentre il mondo sta letteralmente bruciando, va a fuoco, e mentre le persone che vivono in prima linea stanno subendo gli effetti della crisi climatica».

Greta Thunberg

Che impatto ha sui giovani vedere il mondo sgretolarsi?

L’ansia ecologica influenza la capacità di dormire, studiare, mangiare o giocare. Gli psicoterapeuti sostengono che l’unica soluzione risiede nella necessità (o speranza?) che i governi agiscano in fretta. Di questi tempi è facile perdere la fiducia nello stato e nella politica.

Ma questo non è un rischio che possiamo permetterci di correre. Dobbiamo fare ancora più pressione, perché questo è un problema di tutti. Dov’è finita la coscienza collettiva?

Greta Thunberg, la paladina ambientalista più famosa al mondo, ha criticato duramente COP26, la conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, definendola un fallimento su più fronti. Dopotutto, non è possibile risolvere una crisi con gli stessi metodi che l’hanno provocata. 

orso polare

Chi siamo noi? I giovani. E cosa vogliamo? Essere ascoltati

Il 64% delle persone chiede in modo chiaro e convincente ai decisori politici di avere obiettivi più ambiziosi. Dall’indagine Onu-Oxford “The People’s Climate Vote”, il più grande sondaggio di opinione sul climate change, è emerso come il nostro Paese sia il primo al mondo per consapevolezza ambientale. L’86% degli under 18 italiani considera i cambiamenti climatici una vera emergenza. Anche rispetto al grado di informazione della popolazione ultrasessantenne internazionale, l’Italia supera la media: facciamo parte di quella piccola percentuale per cui le differenze generazionali non incidono sulla conoscenza del problema. A riprova che nel 2021, facciamo scuola su tutti i fronti.

Agli intervistati è stata chiesta anche un’opinione su 18 misure distribuite in sei aree tematiche: energia, economia, trasporti, agricoltura, protezione delle persone e natura. Le risposte sono state variegate ma ciò che conta è che solo l’1% si è detto a favore di nessuna politica. Investimenti nell’economia verde e in posti di lavoro (64%), la salvaguardia del mare e dei corsi d’acqua (59%), la riduzione dello spreco alimentare (55%). Queste sono le maggiori esigenze da parte dei giovani italiani. Quei giovani che lo Stato ha promesso di voler tutelare e mettere al centro della sua agenda – il governo italiano ha previsto infatti di destinare alla transizione ecologica circa 69 miliardi dei fondi Next Generation EU. 

Si può dare di più (senza essere eroi)

Presa di coscienza ambientalista. Il 69% degli italiani ha capito che ognuno deve fare la propria parte nella lotta al cambiamento climatico, mentre l’82% è convinto che i cittadini possono fare la differenza attraverso piccole azioni quotidiane concrete ed eco-friendly. Questo è l’effetto global warning studiato da Coop nel suo rapporto 2021 sull’anno che verrà, in collaborazione con Nomisma.

La sostenibilità è il nostro pane quotidiano, ma lo stesso si può dire dei rimedi messi in atto? Il 43% degli indagati sostiene di avere abitudini sostenibili regolari (con il 52% che adotta comportamenti d’acquisto sostenibili). Le premesse ci sono tutte. Alla domanda “Quali tecniche adotterai tra 3/5 anni per ridurre l’impatto in termini di emissioni da CO2 e limitare l’aumento della temperatura mondiale?” il campione preso in considerazione ha risposto che:

  • il 66% preferirà prodotti (alimentari e non) fatti con metodi sostenibili;
  • il 59% utilizzerà forme di energia green o da fonti rinnovabili;
  • il 69% ha intenzione di migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione;
  • il 60% ridurrà l’utilizzo di mezzi diesel/benzina;
  • infine, il 72% aumenterà l’acquisto di prodotti con un packaging sostenibile.

I giovani (e non solo) stanno inviando un messaggio forte e chiaro ai leader globali: vogliono l'azione per il clima ora, subito. Basta parole e false promesse. Dobbiamo essere pronti a fare di tutto affinché non ci venga rubata la cosa più preziosa che abbiamo: il nostro futuro. Dopotutto non esiste un pianeta B.

 

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