"AI?" "Presente!" L'intelligenza artificiale tra i banchi di scuola
di Redazione 10 Novembre 2024 •
di Redazione 10 Novembre 2024 •
La matematica, si sa, non è un’opinione e i numeri parlano chiaro: sono sempre di più gli studenti che utilizzano l’AI a scuola, ma solo il 6% di loro dichiara di conoscere bene lo strumento.
Ne consegue che, se da un lato l'AI può offrire nuove opportunità a insegnanti e studenti, dall'altro potrebbe mettere a rischio l'apprendimento dei giovani, oltre a sollevare questioni legate al cyberbullismo e alla violazione della privacy.
Ma come possiamo imparare a convivere con questa innovazione, ormai destinata a integrarsi nel processo educativo e non solo?
Dico spesso ai miei studenti di non lasciarsi ingannare dal nome "intelligenza artificiale" - non c'è nulla di artificiale in essa. L'AI è creata dagli esseri umani, destinata a comportarsi come loro e, in ultima analisi, a influenzare le loro vite e la società umana.
Fei-Fei Li, ricercatrice pioniera nel campo della visione artificiale
Cominciamo col dire una cosa: l’intelligenza artificiale nelle scuole non significa solo utilizzare ChatGPT. Sono in tanti a credere che l’AI serva solo a generare testi, ma in realtà, combinando algoritmi di apprendimento automatico, si possono identificare modelli e comportamenti in dati visibili e uditivi, e persino comprendere gli stati emotivi dell’ambiente.
Cosa significa? Significa che, in ambito scolastico, l'AI può offrire opportunità che vanno ben oltre il semplice "fare bene i compiti a casa".
La creazione di contenuti smart, per esempio, può generare materiali digitali a partire da grandi collezioni di dati grezzi. Questo è vantaggioso per chi desidera un accesso più semplice a libri e periodici e consente di fornire agli studenti materiali di studio personalizzati, adattati alle esigenze e capacità individuali. Inoltre, gli insegnanti potrebbero beneficiare di strumenti avanzati per analizzare e valutare le prestazioni dei propri studenti, pianificando materiali di studio e organizzando test mirati, identificando le aree in cui gli studenti incontrano maggiori difficoltà.
L’intelligenza artificiale può essere poi applicata anche alla sicurezza degli alunni, per individuare automaticamente i contenuti di cyberbullismo o per riconoscere comportamenti sospetti tramite l’utilizzo della biometria comportamentale e della “crowd analysis”.
Un esempio è “BullyBuster”, un progetto di eccellenza dell’Università di Cagliari, pluripremiato e candidato tra i 100 progetti "AI based" per la risoluzione di problemi relativi agli "Obiettivi di sviluppo sostenibile". Attraverso una semplice app, BullyBuster si propone di segnalare comportamenti, frasi, video o chat che possano essere ricondotti a bullismo o cyberbullismo, grazie a un sistema di intelligenza artificiale che allerta famiglie, autorità scolastiche e, se necessario, le forze dell'ordine.
Oltre all’ambito scolastico, anche quello sportivo si sta muovendo verso l'uso dell'AI con l’obiettivo di proteggere le persone. Ne è una dimostrazione Threat Matrix, il software che il torneo di Wimbledon ha adottato per difendere i propri atleti dagli abusi online. Questo sistema è in grado di individuare minacce, insulti razzisti e sessisti in 35 lingue diverse, offrendo la possibilità di segnalare i commenti ai gestori delle piattaforme social o direttamente alle autorità competenti.
Ovviamente, però, l’intelligenza artificiale non regala solo gioie, ma comporta anche sfide e rischi.
Uno di questi è, naturalmente, il temutissimo cheating, ovvero la paura che quanto prodotto e presentato dagli studenti sia il risultato, in tutto o in parte, del lavoro svolto dall’intelligenza artificiale. L'AI, infatti, può scrivere, elaborare testi, risolvere problemi e redigere saggi al posto degli studenti, sollevando preoccupazioni sul reale valore dell'apprendimento. Su questo tema, Victor Lee della Stanford Graduate School of Education, afferma che gli studenti sembrano “barare” molto, e che il 70% di loro ha riferito di aver imbrogliato almeno una volta.
Oltre al problema del “copiare”, emergono altri scenari rilevanti, come quello della privacy, che solleva questioni etiche e legali riguardanti la tutela dei dati, l'appropriazione indebita di informazioni sensibili e la trasparenza nell'utilizzo delle informazioni raccolte dagli utenti. Anche il cyberbullismo può costituire un problema: se da una parte l'intelligenza artificiale offre strumenti per contrastarlo, dall'altra apre nuove situazioni pericolose, come la creazione di profili falsi per sottrarre foto e video privati, o la crescente facilità nella manipolazione delle immagini per pratiche di body shaming.
Inutile girarci troppo attorno: l’AI è in grado di generare opportunità e rischi quasi allo stesso modo. Le opportunità offerte dall'intelligenza artificiale sono evidenti: può migliorare l'efficienza in settori come la sanità, l'istruzione e la produzione. Tuttavia, non possiamo ignorare i rischi. L'AI può creare nuove minacce per la privacy e la sicurezza, e ostacolare l’apprendimento facendo scegliere agli studenti una scorciatoia che potrebbe compromettere lo sviluppo delle loro competenze critiche.
Un po’ come tutte le tecnologie, siamo noi a determinare il suo impatto reale, connettendoci in modo etico con i nostri valori per mantenere un equilibrio tra progresso tecnologico e crescita personale.