Threat Matrix vs leoni da testiera: quando l’AI gioca in difesa
di Redazione 27 Settembre 2024 •
di Redazione 27 Settembre 2024 •
Siamo sempre più arrabbiati! Lo dicono gli studi e lo vediamo attorno a noi. E poi, sui social media, diamo il peggio di noi. Ma come si vince la partita contro l’odio online. Da oggi (anche) con l’AI.
Avevamo davvero bisogno di una Giornata Mondiale contro la Rabbia? Spoiler, sì.
Al volante, a lavoro, sui social, al ristorante, perfino nei testi delle canzoni: siamo sempre più arrabbiati e meno capaci di controllare le nostre emozioni
Onlinepoi, il fatto che insulti o scatti d’ira possano essere percepiti “solo” come commenti a un post, spesso anonimi o celati dietro un profilo fake, fanno sì che fenomeni come il cyberbullismoaumentino. In fondo, basta un click, no?
Ed ecco che allora la giornata contro la rabbia può diventare l’occasione per riflettere sulle forme di odio online e su come affrontare le insidie della rete… ora anche con un alleato in più.
“Social hating” batte “positività”, palla al centro
Nel 1995 lo psicologo Daniel Goleman elaborava la sua teoria dell’intelligenza emotiva, osservando come le persone di successo non fossero quelle più “intelligenti”, ma quelle in grado di conoscere e gestire le emozioni, proprie e degli altri, sviluppando rapporti interpersonali positivi.
Ecco, caro Goleman, forse qualcosa è andato storto, perché qui siamo ci arrabbiamo sempre più spesso, soprattutto sui social media.
Uno studio dell’Università di Yale, pubblicato sulla rivista Science Advances nel 2021, ha mostrato come i social network incoraggino gli utenti a esprimere indignazione morale. E questo non solo perché l’architettura stessa delle piattaforme social facilita la condivisione di messaggi d’odio. Pensate infatti, a quanti commenti negativi è facile trovare sotto al post, ad esempio, di un personaggio pubblico (quando questo non viene addirittura cancellato dal we). Capiterebbe lo stesso nel mondo offline? Probabilmente no.
Ma anche perché – udite, udite – la rabbia ha successo e fa ottenere un sacco di like. Esprimere la propria frustrazione online, infatti, fa ottenere più mi piace di qualsiasi altro tipo di interazione e questo incoraggia le persone… ad arrabbiarsi ancora di più!
In fondo, se a tutti piace essere apprezzati, sui social si raggiunge spesso l’apice della vanità umana e, per una manciata di like, ci si può davvero lasciar prendere… il mouse.
Threat Matrix: quando l’AI dice basta agli haters
C’è poi un tema che ai famosi leoni da tastiera sembra stare particolarmente a cuore: lo sport.
Insulti, minacce, razzismo: le polemiche degli haters contro i campioni dello sport sembrano proprio non volersi fermare a un “vabbè, quella partita poteva andare meglio”. Ed ecco che gli atleti si ritrovano, sempre più spesso, a diventare bersaglio di attacchi sui social, proprio come è accaduto ai calciatori della Nazionale italiana dopo Euro 2024.
Alcuni sportivi decidono perfino di cancellarsi dai social, pur di non dover sottostare alle ondate di odio online. Ma ora a dire basta è arrivata anche l’intelligenza artificiale.
Si chiama Threat Matrix il software con cui il torneo di Wimbledon ha deciso di proteggere i propri atleti dagli abusi online. Un sistema in grado di individuare minacce, insulti razzisti e sessisti in 35 lingue diverse.
L’intelligenza artificiale affianca concretamente il team di monitoraggio di Wimbledon che, in caso di contenuti ritenuti offensivi, interpella direttamente gli atleti coinvolti, decidendo se segnalare i commenti ai gestori delle piattaforme social o direttamente alle autorità competenti.
Un nuovo esempio, dunque, di collaborazione uomo-macchina che in futuro potrà essere adottato anche al torneo di tennis US Open e, chissà, per garantire protezione anche in altre discipline, nella speranza che un giorno smetta di essere utile…
Siamo pronti a squalificare la rabbia online?
Quasi 30 anni dopo, l’intelligenza emotiva di Goleman si traduce nella necessità di un’educazione all’empatia e al rispetto degli altri, online come offline.
Le tecnologie e il mondo del digitale, infatti, non sono altro che un ambiente alternativo in cui, troppo spesso, abbiamo ancora bisogno di imparare a comportarci.
Ma il web può diventare anche lo strumento per connettersi a sé stessi e agli altri nel migliore dei modi. Costruire rapporti sani (con tutte le difficoltà che questo comporta, soprattutto da adulti), educare alla comunicazione non violenta, trovare supporto nell’altro e combattere stress e ansia.
Se iniziassimo a usare la tecnologia come un alleato dei nostri rapporti sociali potremmo ricavarne vantaggi inaspettati e dimostrare di averne capito, finalmente, la vera utilità.