Oltre il tangibile, connettersi è vivere culture, luoghi, esperienze
di Tlon 10 Febbraio 2022 •
di Tlon 10 Febbraio 2022 •
Possiamo connetterci in due modi: privandoci della libertà o dandoci libertà. Sta a noi scegliere.
(…) per vivere in una società, abbiamo bisogno delle altre persone, così da dare un senso a ciò che facciamo. Solo insieme le intelligenze possono moltiplicarsi, vivere esperienze nuove e potenti, dialogare e garantire una libertà comune.
Maura Gancitano e Andrea Colamedici, Tlon
La libertà, infatti, è il fondamento della nostra società, per questo ne parliamo così tanto e facciamo attenzione a chiunque - nella vita personale e in quella collettiva - cerchi di metterla in pericolo. Bisogna imparare, però, a distinguere tra libertà di e libertà tra.
La prima è la libertà di scegliere, di generare uno spazio di desiderio: sei libero di viaggiare, di muoverti liberamente, di amare. Una versione ridotta della libertà è, invece, la libertà tra: la possibilità di poter scegliere qualcosa tra una serie definita di opzioni, che possono essere sterminate, ma a cui comunque non è possibile sottrarsi. Puoi scegliere quale prodotto preferisci, ma la selezione non è davvero tua, quindi non rappresenta una scelta libera.
La libertà tra fa leva su bisogni fittizi, desideri inautentici, sensi di colpa, e, quindi, non favorisce un processo di liberazione, bensì di consumo. Puoi scegliere tra moltissime cose le quali, però, ti lasceranno sempre insoddisfatto e ti indurranno a comprarne ancora, generando un comportamento compulsivo. Questa versione ridotta della libertà rischia di spingere unicamente verso il proprio interesse personale, facendo leva su quella sensazione di sollievo che dura un attimo, prima che sopravvenga un nuovo bisogno.
L’obbligo di essere liberi
Come ha dichiarato il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han, oggi siamo obbligati alla libertà, costretti a dirci e a farci liberi. La libertà è diventata una costrizione, un dovere individuale che finisce con lo sradicare sempre più il soggetto dal resto della comunità. È una libertà tra che non ha una dimensione sociale e, quindi, non soddisfa il bisogno di condivisione.
Esiste, però, un altro tipo di libertà, che si manifesta quando si partecipa a qualcosa, quando si costruisce il mondo che si abita. Come cantava Giorgio Gaber, «Libertà non è star sopra un albero / Non è neanche il volo di un moscone / Libertà non è uno spazio libero / Libertà è Partecipazione». Potremmo dire, parafrasando ciò che Tolstoj affermò sulla felicità, che anche la libertà, allora, è vera solo se condivisa.
Abbiamo bisogno degli altri
Avete mai sentito la frase «La mia libertà inizia dove finisce quella degli altri»? Eppure, l’immagine che ci viene restituita è quella di una persona separata dalle altre, come se tutti noi fossimo identità contrapposte e la libertà un confine, qualcosa che ci separa anziché unirci.
Non possiamo credere che fare o non fare qualcosa non abbia un qualche effetto anche sulle altre persone. Non è pensabile, allo stesso modo, che quello che gli altri fanno non ci riguardi, che debba accettare qualunque idea come se non influenzasse la mia vita.
Gaber associa la libertà alla partecipazione perché sa che per vivere in una società, abbiamo bisogno delle altre persone, così da dare un senso a ciò che facciamo. Solo insieme le intelligenze possono moltiplicarsi, vivere esperienze nuove e potenti, dialogare e garantire una libertà comune. La partecipazione attiva è una garanzia di libertà per il singolo cittadino e per l’insieme della società, perché le garantisce di vigilare sull’operato di chi governa e di mantenere il potere sul proprio corpo, sulle proprie scelte, sulle proprie opinioni.
La società ci spinge all’interesse personale e, proprio per questo motivo, ricordarsi della convivenza sociale può essere rivoluzionario: comporta un impegno a cui non veniamo educati - e che a tante persone sembra noioso - ma che è essenziale per dare un senso alla nostra vita.
È un’idea di libertà che si apre agli altri, che include, invita e non dimentica mai la sua dimensione collettiva. Noi preferiamo quindi la frase «La mia libertà inizia dove inizia la tua», perché parla di una libertà partecipata, in cui la persona non dimentica le proprie responsabilità e la scelta di vivere insieme alle altre.
Come ha scritto Michail Bakunin, «La mia libertà è la libertà di tutti, poiché io non sono realmente libero, libero non solo nell’idea ma nel fatto, se non quando la mia libertà e il mio diritto trovano la loro conferma e la loro sanzione nella libertà e nel diritto di tutti i miei simili».
Maura Gancitano e Andrea Colamedici
Tlon