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Conoscere sé stessi significa anche rendersi conto dell’interconnessione che esiste tra le persone e tra i temi importanti di questo tempo, allo scopo di riconoscersi parte integrante della natura.

Viviamo come se la nostra vita fosse separata da quelle delle altre persone. Ci convinciamo di poter fare a meno degli altri e che la felicità arrivi dal concentrarsi sempre più su noi stessi.

Ma è davvero questa, la strada?

È sufficiente guardarsi intorno con attenzione per accorgersi che la realtà non è altro che un’immensa rete di relazioni, e che noi siamo i nodi di questa rete, tutti collegati tra loro. La fioritura personale non è un percorso solitario, ma necessità dello sguardo esterno, del confronto e del cambiamento che arriva – anche - dalla relazione con chi è altro da sé.

 

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Perché la realtà non è altro che un’immensa rete di relazioni.

Maura Gancitano e Andrea Colamedici, Tlon

Nessuno, infatti, è un individuo isolato. Tutti siamo parte integrante del «potente spettacolo» della vita, come lo definì Walt Whitman. Tutti abitiamo una rete molto più ramificata e fitta di quanto possa sembrare all’apparenza. Se l’essere umano è sociale è perché ha bisogno di confrontarsi incessantemente, di essere ascoltato e di ascoltare, di essere visto e di vedere attraverso una prospettiva diversa dalla propria, che lo ponga costantemente di fronte al fatto che la vita è inesauribile, e attraversarla è un viaggio avventuroso. È un bisogno vitale, che è possibile non assecondare, ma che non si può davvero smettere di seguire.

Tutti siamo natura, parte integrante dell’incessante creazione del mondo. Natura, infatti, letteralmente significa ciò che sta per nascere: non è già data ma è in formazione, di connessione in connessione. Il presente è un ponte, un collegamento tra il passato e il futuro. Connettersi alla natura, quindi, vuol dire anche affrontare le grandi sfide ambientali che l’incuria e l’arroganza umana hanno prodotto, in particolare negli ultimi decenni, e disporsi tanto a prendersi cura del mondo, come parte di sé, quanto a prendersi cura di sé come parte del mondo. 

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Entrare in connessione con le altre persone non significa diventare identiche a loro, condividere tutte le loro idee, opinioni e valori. Significa costruire insieme il senso della vita, in cui ogni diversità è ricchezza. Verrai trasformato dalle connessioni con gli altri, e questa è la grande sfida dell’umanità: imparare a convivere sulla terra.

È il potere dell’interdipendenza, ossia il sentire la connessione profonda di tutti con tutti, a rendere possibile il vivere bene insieme. L’interdipendenza, infatti, rappresenta la possibilità di trovare connessioni anche quando non ci appaiono a prima vista; tra persone molto diverse tra loro per età, formazione, caratteristiche, capaci di generare relazioni fertili grazie alla rete di sostegno di cui siamo tutti parte. Ed è proprio grazie alle relazioni, nel bene e nel male, che è imputabile ogni progresso nella vita politica, sociale, culturale, spirituale dell’umanità.

Rendersi conto che tutti siamo connessi e che tutto è collegato aiuta ad agire in un’ottica comune e, quindi, in modo più efficace. È quello che hanno cercato di fare anche le Nazioni Unite nell’Agenda 2030, un documento che raccoglie gli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere nei prossimi anni. Nel programma viene sottolineata l’importanza di lavorare in partnership, proprio perché ogni percorso di crescita e miglioramento, in un mondo interconnesso, non può che ambire a essere un percorso comune, in grado di includere il maggior numero possibile di persone.

Solo rendendosi conto che tutti gli ambiti della vita e tutti i luoghi del mondo sono interdipendenti e interconnessi si può cercare di lavorare insieme a tutti gli altri per il raggiungimento di uno scopo che rappresenti davvero una fioritura collettiva.


Maura Gancitano e Andrea Colamedici
Tlon

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