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Intrattenimento on demand: sarà davvero in grado di sostituire l’esperienza dell’andare al cinema?

 

La televisione, fedele compagna di “merende”, risate, divertimento e non solo. Oggi in tutto il mondo si festeggia il World TV Day e questa è l’occasione giusta per fermarci a riflettere sul ruolo della televisione nell’era digitale. La tivù, dopo tutto, se la passa ancora bene: in media, secondo il report digital di We Are Social, gli italiani ci trascorrono davanti circa 3 ore e 18 minuti al giorno. Da principale mezzo d’informazione di massa, la televisione si è trasformata oggi in uno smart device, con un’incredibile possibilità d’offerta grazie al semplice – per modo di dire - fatto di potersi connettere alla rete web.

L'ultimo anno, in particolare, ha visto un aumento esponenziale nella fruizione di TV e cinema on demand, fenomeno che è stato accelerato dalla chiusura delle sale cinematografiche a causa della pandemia. L'adozione delle tecnologie digitali che permettono ai film una circolazione più ampia, veloce ed economica, ha cambiato il modo in cui questi raggiungono anche lo spettatore: sul “piccolo” schermo di casa, sui pc, tablet e persino sullo smartphone. Grazie ai grandi player di video on demand, stiamo vivendo la grande utopia digitale. Ma che conseguenze avrà tutto questo su di noi? Il cinema è davvero morto o c’è ancora speranza per i più nostalgici?

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Il cinema ha accettato di sconsacrare le sue origini: gli spettatori moderni assistono a un tipo di entertainment totalmente degenere, che rinuncia al suo elemento costitutivo: la presenza fisica nella sala cinematografica.

La cultura on demand nell’era post-Covid

Nel 2020, secondo il Theme Report, il numero di abbonamenti (1.1 miliardi) alle principali piattaforme di video streaming è aumentato del 26% (232.1 milioni di iscritti in più), se si fa un confronto con l’anno precedente. Il numero di abbonamenti via cavo, invece, è diminuito del 2%.

È una trasformazione già in corso da tempo — quella del passaggio dai supporti fisici all’acquisto di beni digitali. Il cinema ha accettato di sconsacrare le sue origini: gli spettatori moderni assistono a un tipo di entertainment totalmente degenere, che rinuncia al suo elemento costitutivo: la presenza fisica nella sala cinematografica.

Ma quali sono le ripercussioni del successo, ormai inarrestabile, delle modalità di visione privata delle opere cinematografiche? Sicuramente, il lato positivo è che anche produzioni indipendenti e meno commerciali possono godere di un palcoscenico mondiale, obiettivo fuori portata per la distribuzione delle stesse in sala (per i film d’essai, che non hanno alle spalle industrie internazionali o nomi di registi importanti, risultava difficile ottenere una programmazione su larga scala). Abbiamo assistito alla nascita di festival- come quelli proposti da MyMovies, che da sito di recensioni si è trasformato nella principale library di film di nicchia – pensati per proporre ciò che il mainstream non mostrava, prendendosi una fetta di spazio nel panorama main-streaming.

televisione vintage

Il lato oscuro dello Streaming

On the dark side, bisogna fare i conti con il fatto che il servizio di streaming potrebbe diventare un grave problema per la preservazione futura della nostra produzione culturale. La grande utopia del digitale è che ogni persona al mondo può avere accesso immediato da qualsiasi dispositivo a tutto ciò che l’umanità ha mai prodotto e conservato finora. Ma i beni digitali possono scomparire. Come è già successo con Microsoft dopo aver annunciato la chiusura della sezione ebook del Microsoft Store, togliendo agli utenti l’accesso a tutti i libri da loro acquistati. L’utente, di fatto, rimane con un terminale, ma senza contenuti cosa gli resta?

Sempre più aziende, poi, lanciano in esclusiva sulle loro piattaforme contenuti originali non disponibili altrove: questo meccanismo è particolarmente problematico per quelle regioni in cui le restrizioni di tipo geopolitico ostacolano l'accesso a determinati siti internet .

 

Che fine ha fatto la settima arte?

Il 2020 è stato l’anno del cinema-senza-cinema, con un’assenza delle sale alle quali ci siamo disgraziatamente abituati. Secondo i dati sconfortanti di Cinetel, dal 1° al 31 agosto 2021, la riapertura post-paralisi Covid-19, in Italia sono stati incassati poco meno di 16 milioni di euro, - 62% rispetto allo stesso periodo del 2019.

La domanda che tutti ci stiamo facendo è perché tornare a frequentare la sala - magari con la mascherina e senza poter sgranocchiare popcorn - se tutto il possibile verrà trasmesso su una piattaforma o l’altra, spesso e volentieri con anteprime esclusive, “dietro” le quinte e contenuti extra? A parità di prezzo, cosa sceglieresti tra un abbonamento mensile per un servizio streaming e un biglietto per una sola proiezione in un multisala?

La sala cinematografica sta vivendo una fase transitoria, ma proviamo a fare una predizione. Il cinema indipendente sopravviverà nelle piccole sale grazie a una nicchia di appassionati cinefili. Saranno i grandi multiplex, invece, probabilmente a fare più fatica, perché ormai siamo abituati a vedere i blockbuster comodamente dal divano di casa.

Assaporarsi un film al buio, su uno schermo molto più grande di qualunque televisore, in mezzo ai sussurri e alle risate degli altri… Andare al cinema resterà un passatempo per soli nostalgici?

 

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