Crittografia end-to-end: il lieto fine delle comunicazioni
di Redazione 11 Aprile 2025 •
di Redazione 11 Aprile 2025 •
Sempre più spesso sentiamo parlare di crittografia end-to-end, un potente sistema di protezione che metterebbe fine ai problemi legati alla privacy nello scambio di dati. Ma di cosa si tratta?
Al giorno d’oggi, le nostre comunicazioni sono affidate a Internet in ogni aspetto della nostra vita quotidiana: scambiamo messaggi, inviamo mail ed effettuiamo pagamenti con un semplice click. Ma quanto possiamo davvero fidarci di queste tecnologie? Con il crescente numero di attacchi informatici e furti di dati, è fondamentale adottare soluzioni che garantiscano la sicurezza di tutte le informazioni che scambiamo.
Ed è qui che entra in gioco la crittografia end-to-end, una protezione avanzata che promette di mettere fine ai rischi di violazione dei dati. Ma come funziona realmente?
I messaggi e le chiamate sono crittografati end-to-end. Solo le persone in questa chat possono leggerne, ascoltarne o condividerne il contenuto.
Messaggio della chat di Whatsapp
Crittografia end-to-end: di cosa si tratta?
Se utilizzi WhatsApp, avrai sicuramente notato l'avviso che informa della crittografia nelle conversazioni, garantendo che solo tu e il destinatario possiate leggerle. Questo è il principio alla base della crittografia end-to-end (E2EE): un sistema che protegge i dati inviati da occhi indiscreti. Ogni messaggio viene criptato prima dell'invio e può essere decifrato solo da chi possiede la chiave corretta. In questo modo, anche se un malintenzionato intercettasse il messaggio durante il trasferimento, non potrebbe comunque leggerlo.
Ma cosa vuol dire criptare i messaggi? La crittografia moderna viene definita end-to-end perché impedisce a terzi di accedere al contenuto criptato dei propri messaggi anche quando sono trasferiti da un dispositivo all’altro o “a riposo” su un server.
Ma come funziona realmente? Questa tecnologia si basa su una combinazione di due elementi chiave: la chiave pubblica e la chiave privata. Un software installato su un dispositivo, come uno smartphone, genera la coppia di chiavi: la prima è quella privata, che resterà sul dispositivo del mittente e servirà per decifrare i messaggi ricevuti, mentre la seconda, cioè la chiave pubblica, sarà condivisa con l’altra persona e utilizzata per crittografare tutti i messaggi inviati.
Quindi, nel momento in cui si invia un messaggio crittografato con la chiave pubblica, solo il destinatario con la chiave privata corrispondente sarà in grado di visualizzarlo.
Soluzioni di privacy: ecco dove la crittografia e2e è protagonista
Quando si parla di crittografia end-to-end, il primo pensiero va sicuramente alle app di messaggistica. Infatti, la prima volta in cui i “non esperti" di settore hanno sentito parlare di questa tecnologia risale al 2016, quando WhatsApp decise di adottarla per la sua applicazione, dando il via a una vera e propria rivoluzione. Da quel momento molte altre applicazioni ne hanno seguito l’esempio, da Telegram a Messenger, fino ad arrivare a Google che, nel 2025, in occasione del compleanno di Gmail, ha dato a tutti gli utenti aziendali la possibilità di inviare mail con crittografia end-to-end (E2EE) a qualsiasi utente su qualsiasi casella di posta elettronica.
Pensare, però, che l’ambito di applicazione della crittografia si limiti alle app di messaggistica è incorretto. Questo sistema di protezione è un pilastro della sicurezza anche in settori come quello bancario e finanziario. Quando effettui un pagamento online, ad esempio su un e-commerce la crittografia E2EE assicura che i tuoi dati sensibili, come numeri di carte di credito o coordinate bancarie, siano protetti da qualsiasi tentativo di intercettazione. Con essa, puoi fare acquisti online con la certezza che le tue informazioni personali siano al sicuro.
Privacy VS controllo: il grande dilemma della crittografia end-to-end
La crittografia end-to-end rappresenta quindi una garanzia per la protezione e la privacy degli utenti, ma non solo: è allo stesso tempo una fonte di interrogativi cruciali. Dal suo debutto in società, infatti, ha dimostrato di saper offrire una sicurezza fondamentale, impedendo a chiunque, anche a terzi o malintenzionati, di accedere ai nostri dati. Dall'altra parte però, alcuni governi e forze dell'ordine ne hanno evidenziato fin da subito alcuni punti deboli: si teme che tutta questa protezione possa diventare un ostacolo per le indagini su crimini, se utilizzata per nascondere attività illecite. Ecco perché l’argomento delle "backdoor" – accessi segreti nei sistemi di crittografia per consentire alle autorità di monitorare i dati – è diventato un tema caldo, che solleva ulteriori diatribe sulla possibile violazione della privacy.
La vera sfida per il futuro sarà quindi riuscire a trovare un equilibrio tra il diritto alla riservatezza e la necessità di garantire la sicurezza pubblica.
Sarà possibile trovare una soluzione condivisa? La risposta non è semplice, ma una cosa è certa: proteggere le proprie informazioni personali è un diritto fondamentale che deve essere tutelato.