Ma la costruzione di un’alternativa al mondo reale resta un po’ complicata…Negli ultimi anni, complice l’accelerazione digitale, svolgiamo online molte attività che un tempo erano destinate alla dimensione fisica: lo shopping in particolare, ma anche l’e-learning e la fruizione culturale sono un ottimo esempio. Il prossimo step però è una dimensione altra, quel metaverso nel quale agiremo con altri utenti e accederemo a servizi dedicati grazie al nostro corrispettivo avatar, un digital twin che rappresenterà una più radicale, e immersiva, estensione del nostro Io. A favorire l’accesso saranno device e dispositivi di virtual reality (VR).
Il concetto di metaverso però resta ancora nebuloso, anche se molti concordano si tratti di una convergenza più alta tra mondo fisico e digitale.
L’unica certezza è l’hype che genera: digitando su Google metaverse sono oltre cento milioni i risultati a disposizione e gli annunci di investimenti, debutti e “aperture” nello spazio virtuale tridimensionale fioccano senza sosta. A segnare la svolta, è stata nel 2021 la decisione di Mark Zuckerberg di ribattezzare Facebook, ormai universalmente noto come Meta: una scommessa tecnologica e nominale lanciata con la speranza di essere visti come “metaverse company”. Ma in che senso? L’impegno dichiarato è offrire nuove vie per aiutare gli utenti a esplorare i propri interessi e a connettersi con le persone care, creando “un posto dove lavorare, giocare e connettersi con altri in esperienze immersive online” che supera i tradizionali limiti del mondo fisico.
La parola “meta” deriva dalla parola greca che significa “oltre”. […] Andiamo oltre ciò che è possibile oggi, oltre i vincoli degli schermi, oltre i limiti della distanza e della fisica, e un futuro verso cui tutti possono essere presenti l’uno con l’altro, creare nuove opportunità e sperimentare cose nuove.
Mark Zuckerberg
Voglia di essere metaverse company
Molte aziende, ispirate da questa visione, diventeranno a loro volta delle metaverse company, ma anche in questo mondo virtuale 3D i problemi non mancano, come sottolineano numerose analisi: esistono interrogativi di tipo infrastrutturale ma anche legati all’etica, alla governance e al rischio di abusi (dai monopoli dei player coinvolti al reale rischio harassment).
Ma non sembrano deterrenti forti, a fronte delle grandi opportunità economiche che si profilano all’orizzonte: secondo Statista, il mercato connesso al metaverso genererà entrate pari a 678 miliardi di dollari entro il 2030.
A ritagliarsi il proprio spazio, nel Metaverso, sono realtà molto diverse. E anche player molto tradizionali, come i colossi bancari. Non è passata inosservata l’apertura di una virtual lounge che si trova nel mall Metajuku. Sulle strade del metaverso si è incamminato anche un gigante dello sportwear il quale, lo scorso dicembre, ha annunciato l’acquisizione di un brand che gli stessi fondatori definiscono come “generato completamente nel metaverso”. Un vero e proprio studio di design che, grazie all’utilizzo di NFT, realtà aumentata e blockchain, realizza e mette in vendita artefatti digitali. Un’alleanza di questo tipo simboleggia “un altro passo che accelera la trasformazione digitale e consente di servire atleti e creatori all'intersezione tra sport, creatività, gioco e cultura”. Il metaverso non è solo la meta, ma anche il percorso da fare per abbracciare brand identity all’altezza di nuove sfide.
Ma anche nel nuovo mondo, i vecchi idoli non muoiono: lo testimonia la corsa al mattone e alla “proprietà fondiaria”. Si vocifera che un famoso stilista abbia sborsato, in criptovaluta, una cifra equivalente a circa 1,4 milioni di dollari per una proprietà su Decentraland, in grado di ospitare una piazza composta da museo, hotel, boutique, ecc.
Niente di strano, dopotutto: se il metaverso è il contesto in cui faremo shopping, assisteremo ai concerti, lavoreremo, allora servono spazi adeguati (arene, centri commerciali, uffici) in cui ospitare le meta-experience. Quindi, proprio come nel mondo reale, i diversi player hanno bisogno di spazi e lotti di terra, anche solo per investire e bruciare la concorrenza quando i prezzi saliranno. A rispondere alla domanda, sono le società immobiliari virtuali ma le dinamiche rispecchiano in tutto e per tutto quelle del mondo reale, dalla costruzione di interi portafogli di proprietà al fattore location: il virtuale non azzera le differenze in questo senso, perché difficilmente gli avatar vorranno aggirarsi nelle peggiori periferie del metaverso ma di certo graviteranno in downtown.
Il metaverso soddisferà quindi la nostra voglia di esperienze nuove, inedite, appaganti? La costruzione di un mondo parallelo e sincronico al nostro sembra indicare di sì ma a quanto pare molte dinamiche sembrano destinate a non cambiare troppo.