«Non voglio mica la luna». Riflessioni sulla nuova spedizione

di Redazione 20 Luglio •

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La NASA è pronta per un'altra missione sulla Luna, ma questa volta con un tocco di diversità.

"Non voglio mica la Luna", cantava Fiordaliso negli anni '80. Ma chissà, forse in realtà la vogliamo, la Luna. Sì, proprio lei, la nostra compagna notturna, quella che da secoli illumina le nostre notti e ispira poeti, cantautori, artisti e sognatori. Chi, guardando quel disco sospeso nel cielo, non ha mai fantasticato di lasciare per un attimo la Terra e librarsi nello spazio?

Lo abbiamo fatto, 54 anni fa. Con il famoso "piccolo passo per un uomo, grande passo per l'umanità", l'uomo ha conquistato quel sogno. E non siamo mai stati gli stessi da allora.

Ma se non c'è due senza tre, nel nostro caso non c'è Apollo senza Artemis. La NASA infatti, dopo anni di missioni senza equipaggio, ha deciso che è tempo di tornare a camminare sul suolo lunare. Stavolta però, l'agenzia spaziale non vuole solo portare l'umanità sulla Luna: vuole portare tutta l'umanità (almeno simbolicamente).

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Gli esseri umani sono sempre stati attratti dall'esplorazione, dalla scoperta e dall'apprendere il più possibile sul mondo e sui mondi che ci circondano. Non è sempre facile ma è nella nostra natura. A beneficio di tutta l'umanità, la NASA e i suoi partner faranno atterrare la prima donna e la prima persona di colore sulla superficie della Luna con Artemis

NASA

Artemis III: inclusività oltre l'atmosfera

Ora, a più di mezzo secolo dall’ultima storica missione, siamo pronti a riprendere il viaggio. E chi, se non la nostra cara vecchia NASA, poteva decidere che era ora di tornare a farci un salto? Ma questa volta, la missione Artemis III ha un sapore diverso. Non si tratta solo di ripetere un'impresa già compiuta, ma di portare l'esplorazione lunare a un nuovo livello.

Perché? Beh, prima di tutto perché a bordo dell'Orion, la navicella che atterrerà sul satellite nel 2025, ci saranno anche la prima donna e la prima persona nera. Questa è una delle novità della missione: l'inclusività non è più un optional.

In passato, l'esplorazione spaziale è stata spesso vista come un privilegio di pochi eletti. Ma la NASA vuole cambiare questa percezione. Vuole che l'esplorazione spaziale sia un'opportunità per tutti, indipendentemente dal genere, dall'etnia, dalla provenienza. Vuole che la Luna sia un luogo dove tutti possano lasciare il loro segno, dove tutti possano contribuire alla conoscenza e alla comprensione dell'universo. Ma entriamo nel vivo di questa nuova ed emozionante impresa.

Head shot of attractive female astronaut wearing a helmet in outer space looking at planet earth. 3D rendering. Concept of space travel and exploration.

Allunaggio 2.0: più che una semplice passeggiata spaziale

Qui arriva il bello: il prossimo allunaggio non sarà solo una questione di piantare una bandierina e scattare qualche selfie da mostrare ai posteri. Parliamo di un viaggio di sei giorni, quattro passeggiate spaziali e un sacco di campioni lunari da raccogliere e studiare. Per la prima volta, gli astronauti daranno un'occhiata al Polo Sud lunare, una regione che sembra uscita da un romanzo di Asimov e che promette di svelare segreti che nemmeno immaginiamo.

Durante le loro avventure sulla Luna, gli astronauti faranno foto e video, esamineranno il terreno come veri e propri geologi spaziali, raccoglieranno campioni e tutti i dati possibili per raggiungere obiettivi scientifici specifici. Il panorama che vedranno dalla regione lunare del Polo Sud sarà molto diverso da quello che conosciamo grazie alle missioni Apollo della zona equatoriale. Le informazioni che l'equipaggio di Artemis III porterà a casa ci aiuteranno a svelare i misteri del Polo Sud, della Luna stessa e del nostro sistema solare. E noi con i piedi per Terra, grazie a tecnologie di comunicazione avanzata, avremo il privilegio di assistere a tutto questo mentre l'equipaggio condivide ciò che vede, sente e prova.

Quindi, mentre ci godiamo il cielo stellato dal nostro piccolo pianeta, un gruppo di intrepidi astronauti avrà l'opportunità di fare quattro salti sulla Luna e scoperte che potrebbero cambiare le nostre vite. E chissà, magari un giorno anche noi potremmo farci un giretto lassù. Spoiler: alcuni temerari lo stanno già facendo.

Cerchiamo la Luna, ma forse troviamo di più

Artemis III sarà, senza ombra di dubbio, una delle avventure più complesse dell'ingegneria e dell'audacia umana nella storia dell'esplorazione spaziale. Osservazioni, campioni, dati che espanderanno la nostra conoscenza, ispirando la prossima generazione di sognatori. Si apre un nuovo capitolo, guidato da donne e uomini di ogni etnia e provenienza pronti a fare scoperte che entreranno nei libri di storia e diventeranno il simbolo di un'umanità che non si accontenta di guardare i pianeti da un osservatorio.

Quindi sì, forse vogliamo la Luna. Forse più di quanto pensiamo. Vogliamo vedere cosa c'è là fuori, vogliamo comprendere di più sulla nostra esistenza e sul nostro posto nell'universo. E, soprattutto, vogliamo ispirare le future generazioni a sognare senza limiti, a non accontentarsi mai, a raggiungere l’infinito... e oltre.

E così, mentre ci prepariamo a tornare sulla Luna, ci prepariamo anche a farlo in un modo nuovo, più inclusivo, più rappresentativo dell'umanità nel suo complesso. Perché la Luna non è solo un satellite: è l’emblema di ciò che possiamo raggiungere quando lavoriamo insieme. E non vediamo l'ora di vedere cosa ci riserva questo nuovo capitolo dell'esplorazione spaziale.

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Abbiamo scelto di tornare sulla Luna per arrivare su Marte a acquisire nuove conoscenze, è il nostro DNA, è ciò che siamo. Per esplorare, per scoprire, per sognare. Verso la Luna, Marte e oltre

Bill Nelson, amministratore della Nasa

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