Oltre lo schermo: viaggio tra realtà virtuale e realtà aumentata

di Redazione 4 Aprile 2024 •

Condividi articolo:

Sembrano scene da futuro distopico, ma lo spatial computing – la nuova frontiera di realtà mista – sta rivoluzionando il concetto di esperienza immersiva e quotidianità.

Negli ultimi mesi, sui social sono comparsi video di utenti che fanno “cose strane” indossando un visore.

No, nulla di preoccupante. Stavano solo testando l’ultima frontiera della realtà aumentata.

Prima di gettarci a capofitto in questa nuova e fantastica innovazione tecnologica però, sappiamo davvero di cosa si tratta?

Per non farci cogliere impreparati davanti a scene dal futuro come queste, esploriamo il mondo delle esperienze immersive, dove tutto può essere personalizzato e vissuto in maniera amplificata, senza nemmeno muovere un dito, o forse solo quello…

Qual è la differenza tra realtà virtuale e realtà aumentata?

Quante volte hai provato a dare un volto nuovo alla realtà che ti circonda? Ma sì, come quella volta che eri imbottigliato nel traffico e hai immaginato di essere su una spiaggia deserta dei Caraibi.

Ecco, questi voli pindarici non sono poi così assurdi quando si parla di esperienze immersive: mondi alternativi con un alto livello di coinvolgimento sensoriale, in cui è possibile esplorare, giocare, lavorare e tutto ciò a cui il Metaverso ci ha abituati.

Realtà aumentata e realtà virtuale: quando si parla di questi temi, per quanto affascinanti, è evidente che spesso ci sia ancora tanta confusione.

Ma siamo qui apposta… facciamo chiarezza!

Immagina di essere alle prese con la ristrutturazione della tua nuova casa. Quanto sarebbe utile, semplicemente guardando le stanze ancora vuote, riuscire a visualizzare con chiarezza come starebbe il divano verde pistacchio che vorresti comprare? O fare una partita nella futura sala hobby senza aver ancora montato la tua postazione da gamer ?

Ora resetta tutto e immagina qualcosa di totalmente diverso e, perché no, assurdo. Magicamente al posto di quella casa spoglia, ti trovi in un bosco circondato da unicorni. O su Marte a chiacchierare amabilmente con qualche forma di vita aliena.

Ecco, se volessimo semplificare al massimo, la prima situazione sarebbe un esempio di realtà aumentata, un’esperienza basata sull’arricchimento del mondo reale attraverso elementi digitali.

La realtà virtuale, invece, consiste nel creare un ambiente completamente simulato: un tuffo in una realtà nuova, un po' come finire in un mondo parallelo, totalmente inedito.

Spatial computing: la nuova frontiera della realtà mista

Ecco, se tutto questo a qualcuno poteva sembrare il trailer di un film fantascientifico, dobbiamo avvisarvi: non avete ancora visto nulla.

Il lancio sul mercato di una nuova tecnologia, infatti, sta rivoluzionando anche quello che sembrava uno scenario da ritorno al futuro.

Parliamo dello spatial computing, un nuovo concetto in cui tra ambiente fisico, virtuale e digitale non esiste più alcun tipo di separazione. Questo è reso possibile grazie all’utilizzo di una nuova generazione di visori che supportano la cosiddetta realtà mista. Un ambiente ibrido in cui non solo si possono visualizzare elementi fisici, virtuali e digitali contemporaneamente, ma anche interagire con essi in maniera del tutto spontanea.

Una volta indossato il visore, infatti, bastano un movimento degli occhi o delle mani, o un comando vocale per cominciare a interagire con tutti gli elementi circostanti, fisici o virtuali che siano, proprio come se fossero davanti a noi.

quote

Creare la nostra prima tecnologia di spatial computing ha richiesto l’innovazione di quasi tutti gli aspetti del sistema", "Grazie a una stretta integrazione tra hardware e software, abbiamo progettato una tecnologia di spatial computing autonoma, in un formato compatto e indossabile: il dispositivo elettronico portatile più avanzato di sempre.

Mike Rockwell, Vicepresidente del Technology Development Group di Apple.

 

Ecco spiegati quegli strani video di persone con il visore per la strada. Probabilmente stavano finendo una partita al loro video gioco preferito mentre erano seduti in metro.

Tutto bello, ma cosa si può fare davvero con questa nuova tecnologia?

Guardare un film come se fossi al cinema e ingrandire lo schermo a tuo piacimento fino a riempire la stanza a 360° per un’esperienza immersiva come mai prima.

Oppure, estendere la tua scrivania e aprire le app che ti servono attorno a te, per navigare online, mentre chatti con i tuoi colleghi e al tempo stesso prendi appunti sulle note. Ma anche connetterti ad amici e parenti parlando con loro come se fossero proprio accanto a te, nella stessa stanza.

Non mancano poi, le applicazioni su larga scala. Ad esempio, hai già sentito parlare di realtà aumentata per la scuola? Nuove esperienze interattive e immersive in cui argomenti come il sistema solare e le piramidi d’Egitto possono essere studiati in 3D per un apprendimento più coinvolgente e memorabile.

O ancora, in ambito medico, la realtà mista potrebbe consentire ai chirurghi di visualizzare in tempo reale immagini diagnostiche sovrapposte al paziente durante un intervento, migliorando la precisione e riducendo il rischio di errori.

Insomma, un nuovo universo di possibilità…

ragazza con visore AR

Innovazione del secolo o futuro distopico?

Come sempre, non è tutto oro quel che luccica: se qualche difetto lo abbiamo tutti, lo avrà anche l’ultima innovazione di turno. E c’è già chi parla di realtà distopica.

La maggiore criticità è stata individuata nel fatto che, indossando un visore, si crea un universo individuale da cui le altre persone risultano escluse. Attualmente, infatti, non si ha la possibilità di condividere il proprio spazio virtuale con altri, anche se tutti stanno indossando un visore per la realtà mista.

Una tecnologia nata per ottimizzare le nostre attività quotidiane e offrirci un’esperienza immersiva unica, rischia così, anche involontariamente, di sfociare nell’isolamento e creare distanza da quelle esperienze che potrebbero essere condivise con gli altri nella quotidianità della vita fisica.

In parte, alcuni accorgimenti sono già stati presi. I visori di ultima generazione, infatti, consentono di mostrare all’esterno gli occhi di chi lo indossa, permettendo così alle persone attorno di poter accedere, ad esempio, alle espressioni del volto, fondamentali per comunicare.

Resta però il fatto che, attualmente, vivere un’esperienza di realtà mista è un po' come fare un viaggio bellissimo, ma in solitaria.

Visto il successo in questo campo, è auspicabile pensare che saranno previsti miglioramenti significativi nei prossimi sviluppi e chissà che, come per le interfacce di ultima generazione, l’intelligenza artificiale non metta lo zampino anche qua.

Insomma, non c’è dubbio che il lancio di ogni nuova tecnologia crei in noi un misto tra entusiasmo curiosità per ciò che verrà, ma una cosa è certa: non saremo mai disposti a rinunciare alle connessioni a cui teniamo di più, quelle con le persone, nemmeno per l’innovazione del secolo.

Suggeriti per te