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È da quando siamo bambini, impazienti e desiderosi di spacchettare i regali sotto l’albero, che ci imbattiamo nella frase “a Natale siamo tutti più buoni”. Ma cosa significa veramente? E soprattutto, lo siamo davvero?

Qualcuno ha mai capito perché a Natale dovremmo essere tutti più buoni? Rispetto a cosa dovremmo esserlo? Un tempo pensavamo che per essere più buoni bastasse fare un regalo di Natale anche al compagno di classe che non ci stava tanto simpatico. O magari mostrarci generosi lasciando più latte e biscotti a Babbo Natale la sera della Vigilia.

È ancora così? Essere più buoni, o meglio, avere uno spirito maggiormente predisposto alle buone intenzioni, è solo una questione materiale o assume un significato più profondo?

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Il Natale è la festa della famiglia per eccellenza, il momento in cui ci concediamo lo spazio e il tempo per stare con le persone che amiamo e per rivedere quelle che vivono lontane. L’abbiamo vissuta fin da piccoli come un momento di festeggiamenti, di incontri; il momento in cui genitori e parenti ci avrebbero dedicato quell’attenzione particolare e personalizzata che è simboleggiata dalla tradizione dei regali

Davide Baventore, psicologo

Perché a Natale siamo tutti più buoni?

Si dice che ormai la magia del Natale non sia più come quella di una volta. Per molti ormai è diventata una festa convenzionale, una mera corsa agli ultimi regali. Eppure, il 66% degli italiani ama profondamente le tradizioni natalizie.

Sarà per l’atmosfera, le luci, la neve, i canti gioiosi che ci accompagnano da metà novembre fino ai primi giorni di gennaio. Sarà per le vacanze e i momenti di spensieratezza, il calore famigliare e i pranzi infiniti che senza accorgersene si trasformano in cene.

Sarà per tutti questi motivi o più, che durante il periodo natalizio siamo – o almeno ci sentiamo - davvero più buoni, solidali e comprensivi. Questo perché a Natale riscopriamo il valore delle piccole cose che durante il resto dell’anno sottovalutiamo. Un po’ come quando ci siamo trovati costretti in casa durante il lockdown e ci siamo ripromessi di uscirne migliori: abbiamo avuto il tempo e la possibilità di apprezzare quello che di bello ci circondava, ci ha aperto a nuove consapevolezze e ci siamo sentiti di essere gentili come non lo siamo mai stati, spingendoci ad offrire solidarietà e aiuto.

A Natale ci sentiamo solo più buoni o lo siamo davvero?

Il Natale è quando ci si aspetta che agiamo altruisticamente per il benessere degli altri, ma siamo all'altezza di questa norma sociale? Secondo la ricerca "Seasonal Social Preferences” di Mathias Philip Ekström, professore universitario di Stoccolma, si. Il Natale, infatti, è la stagione in cui si spendono più soldi per la famiglia e gli amici, ma anche per comportarsi in modo altruistico nei confronti degli estranei.

Nella sua ricerca si evidenzia come il mese di dicembre si registri un aumento delle donazioni benefiche del 18%, confermandosi il mese dell’anno in cui le persone sono più buone e altruiste. La metà di questo aumento poi si conferma anche a gennaio, dimostrando effettivamente quanto ci impegniamo a mantenere queste buone abitudini. Poi però, non siamo in grado di trattenere questo spirito tanto a lungo, infatti a febbraio le percentuali di donazioni tornano al valore di base.

Con questi dati Ekström vuole dimostrare quanto le persone abbiano interiorizzato la norma sociale della generosità legata al Natale e quanto le festività abbiano un effetto positivo sull'umore delle persone, influenzandone l’altruismo e la bontà. 

a natale siamo tutti più buoni

Il vero significato dell’essere più buoni

Da questa ricerca emerge dunque che essere più buoni a Natale non è solo un banale modo di dire: fa parte di noi, è un sentimento intrinseco che ci appartiene, interiorizzato sin da piccoli.

Un po’ come quando dopo aver scritto la letterina si consegnava a mamma e papà e loro rispondevamo: “Hai fatto il bravo quest’anno?” che poi in altre parole sarebbe “Sei stato abbastanza buono da meritarti tutti questi regali?” e noi rispondevamo di si, convinti del nostro animo puro e innocente. E forse un po’ lo eravamo davvero, puri e innocenti. Ma ora siamo cresciuti, la letterina a Babbo Natale non la scriviamo più ed essere buoni non ci fa ottenere tutti i giochi che desideriamo.

Ma è proprio questo il punto: essere buoni non dovrebbe rappresentare qualcosa che si fa per ricevere in cambio qualcos’altro. Si tratta piuttosto di dire “lo faccio perché posso”. Basta poco: un sorriso in più, una parola gentile in più, un gesto d’amore in più. Perché alla fine il Natale significa proprio questo, amore e gentilezza. È per questo che a Natale – e perché no anche tutto l’anno – dobbiamo essere più buoni: con amici, parenti, con il vicino di casa, con chi non conosciamo, ma soprattutto con noi stessi

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