Sono fatti di pixel, ma sembrano più reali che mai. Sono gli AI Influencer, web star generate dall’intelligenza artificiale. Diamo uno sguardo a questo nuovo fenomeno che sta cambiando il mondo del marketing.
Sono super cool, con milioni di follower, e non hanno nulla da invidiare ai veri influencer… quelli in carne e ossa, per intenderci.
In passato abbiamo già parlato dei virtual influencer (identità digitali fittizie create a scopo di marketing), ma in pochissimo tempo siamo già arrivati alla loro evoluzione successiva: gli AI influencer, personaggi digitali sempre più realistici ed espressivi, in grado di interagire direttamente con il loro pubblico.
Scopriamo chi sono e come stanno cambiando il panorama delle star del web.
I contenuti che postiamo sono come quelli di una influencer in carne ed ossa: creiamo contenuti coinvolgenti come un viaggio a Napoli o a Milano, una giornata in palestra o uno shooting fotografico
Raffaele, uno degli sviluppatori di RebyG, la prima AI Influencer italiana
AI Influencer: sempre più reali e presenti
Gli AI Influencer sono una realtà in crescita nel panorama dei social media, e la loro storia è più lunga di quanto si pensi. Il fenomeno dei virtual influencer ha cominciato a prendere forma intorno al 2016, quando è apparsa Lil Miquela, una ragazza virtuale creata da una startup di Los Angeles, diventata in breve tempo una celebrità su Instagram grazie al suo look futuristico e ai post in stile fashion blogger. Da allora, il numero di influencer virtuali è esploso, con personaggi come Shudu (considerata la prima supermodella digitale) o Imma (icona giapponese della cultura pop). Inizialmente queste erano figure prevalentemente grafiche, gestite da team creativi che ne scrivevano testi e curavano le immagini, ma oggi stanno evolvendo grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale generativa: alcuni sono in grado di generare automaticamente contenuti visivi, rispondere ai follower in linguaggio naturale e adattare il tono comunicativo a seconda del pubblico.
Due esempi significativi di AI Influencer tutti italiani sono Rebecca Galani, conosciuta come RebyG, e Francesca Giubelli. RebyG è considerata la prima AI influencer della nostra penisola: creata da un team di tre persone, interagisce direttamente con il pubblico tramite storie in cui chiede consigli sugli acquisti, condivide le sue sessioni di fitness e posta foto dei suoi viaggi in treno. Francesca Giubelli, invece, è una modella virtuale che si distingue per il suo impegno anche in ambiti sociali e politici, dimostrando come gli AI influencer possano essere non solo strumenti promozionali, ma anche veicoli di attivismo e comunicazione consapevole.
Brand e intelligenza artificiale, l’accoppiata perfetta
Gli AI Influencer sono molto più di semplici profili social, dove un avatar virtuale interagisce col pubblico: sono veri e propri ambassador digitali, costruiti strategicamente per comunicare, intrattenere, influenzare e, in molti casi, vendere.
Grazie all’intelligenza artificiale, questi influencer virtuali possono adattarsi in tempo reale alle tendenze e mantenere una presenza costante, senza i limiti fisici o emotivi degli esseri umani. Proprio per questo, rappresentano una nuova frontiera per il marketing, permettendo ai brand di avere maggiore controllo sull’immagine, sui messaggi e sulle collaborazioni.
Tra i brand che hanno utilizzato gli AI Influencer troviamo Prada, che ha collaborato con la cyber-modella Lil Miquela durante la Fashion Week, ma anche Calvin Klein, Dior e altri marchi di moda. Il settore del lusso, infatti, è quello che più si sposa con l’applicazione estetica degli AI Influencer, ma questa tendenza si sta estendendo anche ad altri ambiti.
Basti pensare a Noonoouri, influencer virtuale attiva su Instagram, che ha firmato un contratto discografico con Warner Music Central Europe. A dimostrazione che gli AI Influencer non solo hanno una voce, ma possono usarla anche per cantare.
Il futuro degli AI Influencer? Priorità alle emozioni
Secondo diverse analisi di settore, in futuro non saranno più le barriere tecnologiche a limitare la diffusione dell’AI nel mondo degli influencer. Il vero nodo sarà piuttosto capire se il pubblico sarà disposto ad accettare e apprezzare personaggi e contenuti generati interamente dalle piattaforme, senza alcun intervento umano né un volto reale.
Sebbene le intelligenze artificiali siano ormai in grado di produrre testi, immagini e video di altissima qualità, la questione centrale riguarda la percezione di autenticità. Il successo degli influencer generati dall’intelligenza artificiale, infatti, non dipenderà tanto dal loro livello tecnologico, quanto dalla loro capacità di suscitare emozioni autentiche negli utenti. Perché, alla fine, anche nel mondo digitale, ciò che conta davvero è come ci si connette con le persone.