Che cos’è questa storia del caricabatterie universale?

di Redazione 29 Novembre 2022 •

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È in arrivo il caricabatterie universale. Quella che sembra la soluzione a tutti i nostri mali, sarà davvero in grado di diminuire l’impatto ambientale?

Quante volte ti è capitato di acquistare un cellulare di una marca diversa rispetto a quella del precedente e, aprendo la scatola, scoprire con rammarico di non poter più utilizzare il caricabatterie e gli altri accessori del tuo vecchio smartphone? Ci siamo passati tutti. Il momento in cui si realizza di essere in possesso di plurimi accessori tecnologici ormai trasformatisi in inutili carcasse di cavi è lo stesso in cui ci si rende conto di non sapere assolutamente cosa farne e come liberarsene.
E quante volte, in giro con il telefono scarico, ti è successo di chiedere in prestito un caricabatterie e doverlo rifiutare perché l’entrata del tuo smartphone non è compatibile? Anche in questo caso, un’esperienza che ha toccato tutti almeno una volta nella vita.
Le cose, però, stanno per cambiare. E il Pianeta ringrazia (almeno un pochino).

Caricabatterie universale: cos’è questa stregoneria?

Il 4 ottobre di quest’anno il Parlamento Europeo ha approvato una nuova legge: 602 voti favorevoli, 13 contrari e 8 astenuti. Di che cosa si tratta? Smartphone tablet, fotocamere, e-reader, casse, consolle e cuffie in un futuro neanche troppo lontano potranno essere ricaricati con un unico modello di caricabatterie. La nuova legge, infatti, obbliga i produttori di dispositivi elettronici messi in commercio a dotarli di USB-C, ovvero un’unica porta di ricarica.
Il cambiamento avrà inizio a partire dal 2024 e dal 2026 coinvolgerà anche i computer portatili.

Ma non è finita qui: l’Unione Europea si sta muovendo su diversi fronti per diminuire le quantità di rifiuti elettronici. Lo scopo finale è quello di aumentare il ciclo di vita degli smartphone venduti migliorando il rendimento dei dispositivi elettronici e renderli più facili da aggiustare. Infatti, la Commissione Europea intende obbligare chi produce oggetti tecnologici ad indicare chiaramente la durata del ciclo di vita del dispositivo e i produttori di smartphone dovranno garantire pezzi di ricambio per almeno cinque anni. 

quote

Il tempo in cui abbiamo dovuto combattere con tanti caricatori diversi inizierà a diventare un ricordo di vecchi, strani periodi di costi inutili, sprechi e disagi.

Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Europea

Caricabatterie universale: una questione di rifiuti

Inutile dire che questa svolta era necessaria. Non solo per evitare disagi nella vita quotidiana: no, questa volta non è l’uomo il protagonista e il fine di questa iniziativa non è quello di migliorare la user experience dei consumatori. O almeno, non solo.  
La legge sulla standardizzazione del caricabatterie per i dispositivi elettronici è una misura varata soprattutto a favore dell’ambiente.

Sì, perché la Commissione Europea ha raccolto dati preoccupanti:

  • Nel 2020 sono stati venduti nell’UE circa 420 milioni di cellulari e altri dispositivi elettronici portatili.
  • I consumatori possiedono in media 3 caricabatteria per smartphone e ne usano 2 regolarmente.
  • 2,4 miliardi di euro l’anno è la spesa sostenuta dai consumatori per l’acquisto di caricabatteria.
  • 11.000 tonnellate di rifiuti elettronici vengono prodotti ogni anno.

Secondo le stime, però, uniformare i caricabatterie avrà un risvolto green degno di nota: porterà a una diminuzione di circa 12 milioni di rifiuti elettronici all’anno. Un risultato importante se si pensa che quella dei rifiuti elettronici è una delle categorie di rifiuti che cresce più velocemente e che si ricicla di meno (meno del 40%!).

carica batterie universale

La tecnologia è connessione, ma l’uomo è disconnesso

Il caso dei caricatori universali, in realtà, è solo la punta dell’iceberg e porta alla luce un problema molto più ampio. Il consumismo. Un termine che dice tutto della società in cui viviamo. Basti pensare che quest’anno, nel mondo, verranno buttati 5 miliardi di cellulari. Si, proprio così: se in tutto siamo 8 miliardi, è come se in un anno quasi ognuno di noi buttasse uno smartphone nel cestino. Ormai è abitudine rincorrere l’ultimissimo modello di telefono, la consolle per videogame più all’avanguardia o le cuffie più alla moda, ma forse neanche ci immaginiamo quali possano essere le conseguenze di tutto ciò. Se i cellulari avessero una vita più lunga di almeno 5 anni, potremmo risparmiarci 10 milioni di tonnellate di CO2 prodotte. Questo soltanto in Europa.
Ovviamente, quelli tecnologici sono solo una minima parte di tutti gli oggetti che consumiamo durante la nostra esistenza, nettamente più breve rispetto alla durata della maggior parte dei prodotti di cui siamo in possesso.
Perciò, è vero, la nuova legge europea cambierà le cose. Ma siamo sicuri che sia abbastanza? Forse, in fondo, si tratta solo di un piccolo passo verso il miglioramento ma una buona parte di responsabilità non è dei produttori, bensì dei consumatori.
La prossima volta che siamo in procinto di acquistare un nuovo smartphone, chiediamoci se ne abbiamo davvero bisogno, se il nostro è davvero malfunzionante o se dietro al nostro desiderio si nasconde una malcelata voglia di essere alla moda. Perché la tecnologia è connessione, ma è l’uso che ne facciamo a definire di quale tipo di connessione si parla e spesso siamo proprio noi ad essere disconnessi dalle cose davvero importanti.

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