Le canzoni che non abbiamo mai davvero capito
di Rolling Stone Italia 8 Settembre 2023 •
di Rolling Stone Italia 8 Settembre 2023 •
Quanto sono importanti le parole? Troppo spesso le diamo per scontate, e non potremmo sbagliarci più di così. Non solo perché il linguaggio, quando nasciamo, è la prima fonte di contatto con lo spazio esterno e con le persone attorno a noi (non a caso la lingua che ci viene “più naturale” di tutte è chiamata lingua madre!); ma anche perché saper dare nome a ciò che vediamo significa conoscere il mondo a fondo, e avere degli strumenti migliori per interpretarlo. La notizia ancora migliore, però, è che per imparare parole nuove non serve per forza lo studio matto e disperatissimo. Anche la musica, per esempio, ci può aiutare a capire meglio il mondo. E lo fa con le parole delle sue canzoni: familiari, complicate, a volte incomprensibili.
A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni
Alessandro Baricco
Ammettiamolo: tutti abbiamo quella canzone di cui proprio non capivamo le parole, e che ci hanno fatto scoppiare a ridere al karaoke con gli amici. Oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione, ve ne portiamo 5. Per sbloccarvi qualche ricordo, o chissà, farvi imparare anche qualcosa di nuovo su alcune delle canzoni più misteriose della storia del pop.
Dragostea Din Tei
I primi Duemila furono scossi da una hit pop inaspettata: Dragostea Din Tei della boy band moldava O-Zone. Ebbe grandissima circolazione all’estero, arrivando perfino a scalare le classifiche degli Stati Uniti. La consacrazione, però, arrivò quando la cantante italo-rumena Haiducii registrò la sua famosa cover, donando Dragostea Din Tei alla storia della musica pop internazionale. Tutto il mondo cantava il ritornello a squarciagola. Nessuno, però, sapeva davvero di che diavolo si stesse parlando. Tenetevi forte: perché il brano che ha fatto ballare e urlare le generazioni di tutto il mondo parla… d’amore. E, nello specifico, paragona un amore speciale e profondo all’albero del tiglio, che, nella cultura moldava, è associato proprio al sentimento dell’amore.
I Want It That Way
I Backstreet Boys non erano certo famosi per il significato profondo e filosofico delle loro canzoni, ma per le emozioni universali che la loro musica sapeva suscitare in audience di tutte le età. E infatti erano conosciuti come la boy band della porta accanto, i bravi ragazzi di quartiere che, in ogni momento, si sarebbero potuti rivelare pop star internazionali – rimanendo, però, sempre fedeli a se stessi. Una canzone, però, fece eccezione, e fece la storia. Stiamo parlando di I Want It That Way, che si apre con la strofa: You are my fire / The one desire / Believe when I say / I want it that way.
Ecco: ma in che senso I want it that way? Che cosa vuole chi canta, e in quale modo? Il mistero non trova soluzione nel prosieguo del testo. Ma quando una cosa funziona, nemmeno questo ha importanza.
I Don’t Want to Wait
Una canzone piena di sentimento, cantata da Paula Cole come se fosse l’ultima possibilità di comunicazione tra due amanti. Entrata a pieno diritto nella cultura pop internazionale per essere stata inserita nella colonna sonora di Dawson’s Creek, I Don’t Want to Wait è passata alla storia come, forse, la canzone più storpiata dal pubblico italiano. Che, trasportato dalla passione e dalla gioia del cantare, ha presto trasformato il titolo nell’ancora più iconico adonuanauei.
Poker Face
Tra le prime hit di Stefani Joanne Angelina Germanotta – in arte Lady Gaga – Poker Face ha sempre sofferto, dalle nostre parti, il meraviglioso tono strascicato e a pieno volume con cui la Lady urlava nel microfono. Ai karaoke, le uniche parole comprensibili sono quelle del titolo: poker face, che in inglese significa “espressione indecifrabile, ingannevole”, proprio quella usata dai giocatori di poker per bluffare contro gli avversari. Una sola consolazione: anche se con qualche doppio senso, la canzone, in effetti, sembra proprio parlare di una partita a poker.
Dire che Asereje, hit estiva delle Las Ketchup, abbia un significato criptico è il minimo. Uscita nel 2002 con l’album di debutto del gruppo, il testo è un mix di parole spagnole, inglesi, e altre inventate. Una storia, però, c’è: quella di Diego, un ragazzo che va a ballare in discoteca. L’incomprensibilità del testo ha fatto emergere varie teorie del complotto nel corso degli anni, comprese quelle che dicevano che nel testo si nascondessero in realtà messaggi esoterici e inappropriati. Una consolazione: sembra proprio che non sia così.