BeReal, il nuovo social dove siamo tutti un po’ più veri
di Redazione 9 Maggio 2022 •
di Redazione 9 Maggio 2022 •
BeReal è il capofila di una nuova generazione di social media, quella delle foto oneste. Come si può intuire dal nome, quest’app punta tutto sull’autenticità. BeReal, Sii Reale se tradotto letteralmente in italiano, è un imperativo. Il suo slogan? «BeReal è la vita, la vita vera, e questa vita è senza filtri».
E, nel bene e nel male, ti senti meno in colpa per aver dormito fino alle 13:00 quando apri BeReal e vieni accolto da cinque foto identiche di facce assonnate che fanno capolino dalle coperte.
Jules Kourelakos, giornalista.
Dite addio a filtri e photoshoppate. Niente like e niente follower. Esiste solo la realtà nuda e cruda. Approvazione social(e), desiderio di omologazione e piacere a tutti i costi lasciano il passo a tutto il bello della realness, quella che piace tanto alla gen z.
BeReal è un invito alla trasparenza, ma anche una trovata geniale per stimolare l’engagement personale senza forzarlo. «Once a day. At a random time. You have 2 minutes. To capture and share. Your real life».
Come funziona BeReal? La ricetta dell’autenticità
La meccanica del nuovo social medi è semplice: una volta al giorno, a un’ora diversa ogni giorno, l’app manda una notifica a tutti i suoi iscritti chiedendo loro di scattare simultaneamente due foto: una attraverso l’obiettivo anteriore del cellulare, quello per i selfie, l’altra attraverso l’obiettivo posteriore. E fin qui, ok.
Ma cos’è che rende BeReal un’app unica nel suo genere? Il gioco sta nel fatto che gli utenti hanno solo due minuti di tempo per scattare queste foto e decidere se pubblicarle o meno sul proprio profilo.
Più foto vere, scorci di quotidianità, dell'hic et nunc insomma. Altro che visi ritoccati, ciglia lunghissime e pelli levigate da copertine patinate. In effetti, le foto che si trovano nella sezione Discovery di BeReal – quella su cui vengono mostrate le immagini degli altri utenti – sono molto lontane dalla cosiddetta Instagram #aesthetic.
Scrolla scrolla che ti trovi post di persone che mostrano la vista dal finestrino di un autobus, durante i noiosi spostamenti da pendolari, le cene alla buona degli studenti universitari fuorisede, un primo piano sui calzini spaiati di chi non stava facendo altro che guardare la televisione, steso sul divano.
Game Over Instagram
Dopo un primo picco di popolarità in Francia, l’app ha subito trovato il suo habitat naturale tra gli studenti dei campus universitari statunitensi. 4 milioni di utenti hanno scaricato BeReal dall’inizio di quest’anno. Da dove deriva tutto questo hype?
BeReal è uno dei primi social anti-social. Da Peach a Clubhouse, sono molteplici le app di cui si è parlato negli ultimi anni come di potenziali risposte ai problemi dei social network, esperimenti che riflettono la stanchezza che soprattutto i più giovani provano di fronte alla trasformazione di piattaforme come Instagram.
Nato nel 2010 come un semplice spazio dove condividere le proprie foto con gli amici, nell’arco di dodici anni è diventato un maxi-centro commerciale in cui gli influencer spacciano sogni e piazzano merci. Nel feed ogni scatto è sottoposto a filtri, post prodotto e ritoccato per rientrare nei canoni prestabiliti e cercare di essere sempre perfetto. Quanto è difficile distinguere tra i contenuti sponsorizzati e promozionali e i post autentici! Per non parlare della dipendenza: quanto tempo passiamo su Instagram senza rendercene conto?
Per sfuggire alla FOMO di proiettare costantemente un’immagine idealizzata di sé e del proprio stile di vita, già da diversi anni gli utenti (tra cui svariate celebrità) creano profili secondari chiusi a tutti se non agli amici stretti, i cosiddetti finsta. Sul finstagram, i principi che guidano Instagram vengono ignorati. Immagini banali, screenshot di conversazioni e selfie brutti: uno spazio da usare come album personale piuttosto che vetrina.
È proprio lì in mezzo che affonda le sue radici BeReal. «Una delle nostre convinzioni fondamentali è che la gente dovrebbe passare meno tempo possibile sul telefono — compreso BeReal», dice la sagace addetta alle PR del fondatore. Perché, sia chiaro, «il mondo reale è là fuori e non online».
Nell’alternarsi ciclico delle tendenze, e perfino dei valori, c’è sempre un social più fresco che svela rughe e trucchi degli altri. BeReal scommette sulla propria diversità, promettendo eterna autenticità.
Alla fine, speriamo che sia davvero tutto real (ma se anche questa si rivelasse un’illusione, non sarebbe la prima e nemmeno l’ultima).