A tutto gaming: perché non è solo un «gioco da ragazzi»
di Redazione 2 Settembre 2022 •
di Redazione 2 Settembre 2022 •
Una volta l’identikit dell’amante di videogiochi corrispondeva a un adolescente introverso e con un estremo bisogno di mettere il naso fuori dalla propria camera. Oggi non c’è dubbio che il pubblico sia molto più variegato. Prendiamo ad esempio Candy Crash: non è un videogioco? Allora pensaci: forse anche tua madre è una gamer.
Quello che probabilmente tua madre non fa è seguire le dirette degli streamer su Twitch, Youtube o Facebook Gaming, e nemmeno i tornei di FIFA 2021 e Fortnite, come invece fanno 6 milioni di appassionati di esport. È il recente Rapporto sugli esports in Italia di IIDEA - Italian Interactive Digital Entertainment Association – a darci il ritratto più vivido dell’appassionato di questa forma di intrattenimento: sono perlopiù uomini (63%) tra i 21 e i 40 anni, con un’età media di 28 anni. Eh sì, quasi 4 su 10 sono donne.
I maschi tra i diciotto e i trentaquattro anni, da sempre il pubblico di riferimento dei pubblicitari, stanno cominciando a spegnere la televisione, e a dedicarsi a un altro tipo di schermo, quello del computer: internet e i videogiochi.
Chris Anderson, da “La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati”
Circa 1 milione e 620 mila appassionati hanno dichiarato di seguire un evento di esport più volte alla settimana (in media 4,8 ore), da smartphone o computer. Ma oltre al divertimento di seguire delle giocate fatte bene, gli appassionati cosa ci trovano nell’assistere alle partite degli streamer? La risposta è delle più naturali: trascorrere del tempo con gli amici con cui si condivide la stessa passione. Fare community, insomma, ovunque e in ogni momento, senza essere in presenza.
Gli esport, quindi, non sono solo una forma di intrattenimento, ma anche di aggregazione. Guardare gli eventi e commentarli in diretta con gli altri spettatori - e con lo streamer, che mentre gioca viene influenzato dalla community – permette agli appassionati di sentirsi parte integrante di una comunità. Non è un caso se il fenomeno è esploso proprio durante il lockdown, quando nella maggior parte dei casi l’unico modo per frequentare gli amici era a distanza, collegati alla rete.
Industria del gaming: niente di personale, ma personalizzato
Ma veniamo ai giochi. Cosa preferiscono gli appassionati di esport? Senza troppo stupirci troviamo i giochi a carattere sportivo: FIFA 2021, il simulatore calcistico per eccellenza, e F1, il titolo preferito dagli amanti del genere racing, sono i più giocati oltre che guardati. Seguono la serie di Call of Duty, nella categoria sparatutto, e poi Pokemon Unite (che sta andando fortissimo), Fortnite e League of Legend per il genere MOBA, il trend degli ultimi anni.
In particolare, Fortnite è il gioco di tipo battle royal - leggi: tutti contro tutti - più famoso e che raccoglie una sconfinata community sostenuta dagli streamer di tutto il mondo. Vuoi per la formula free to play, che garantisce l’accesso gratuito al gioco, e vuoi anche per la grafica e il game design minimalista, curato e divertente, Fortnite si è imposto come uno dei giochi più amati dal pubblico mondiale: 31,1 milioni di utenti attivi giornalieri raggiunti, con un massimo di 13 milioni di utenti attivi collegati, secondo i dati forniti da Epic Games.
Ma se l’industria videoludica ha generato, nel 2021, un giro d’affari tanto importante, com’è possibile che i giochi più popolari siano gratis? È grazie a uno dei meccanismi più diffusi, e ormai ben collaudato: quello delle microtransazioni da effettuare all’interno del gioco. In cosa consistono le microtransazioni? Si tratta di elementi estetici per abbellire il proprio avatar (le cosiddette skin), upgrade istantanei che risparmiano ai giocatori interminabili (e ripetitive) ore di gioco, pacchetti di espansioni per ricevere contenuti aggiuntivi. Alla lunga, questo modello di business ripaga molto più dell’acquisto una tantum dei giochi perché i contenuti vengono costantemente rinnovati e aggiornati, garantendo una longevità pressoché illimitata.
Tornando al numero di utenti attivi giornalieri che affollano i server di Fortnite, 31 milioni fanno quasi metà della popolazione italiana. E si tratta di un solo gioco, tra tanti altri. Ecco perché per i Brand le community che si raccolgono intorno agli streamer e i videogiocatori sono un’opportunità per raggiungere con estrema efficacia una fascia di consumatori molto variegata, ma anche specifica: ragazzi e ragazze della Generazione Z e Millennial.
Cosa ci aspetta, insomma, dal futuro del gaming? Certamente sarà sempre maggiore la presenza dei Brand all’interno dei videogiochi, ma questo non significa per forza che i giochi stessi verranno snaturati. Il gaming è sempre stato un modo per sfuggire dalla realtà, proprio come cinema, letteratura, opere visuali: tutte forme di intrattenimento che hanno spesso beneficiato dalla presenza delle marche. E per quanto riguarda gli esport, potrebbe arrivare presto il momento che le notizie dei campioni digitali ci arriveranno dal TG.