La prima serata di Eurovision Song Contest 2022 ci ha lasciato in eredità qualche certezza. Ad esempio, siamo più consapevoli che mai dell'energia positiva che la musica elettronica "Made in Italy" è capace di generare. Vedere i 18.500 spettatori del Pala Olimpico di Torino scatenarsi durante il dj set in cui Dardust, Benny Benassi e Sophie & The Giants hanno tributato mezzo secolo di house nostrana, è stato uno spettacolo nello spettacolo, e soprattutto la conferma che questa tradizione, così ricca e stratificata nel tempo, merita di essere preservata e incentivata a dovere.
Ma, nell’attesa dell’esibizione nella seconda semifinale di Mahmood e Blanco, c’è stato spazio anche per l’altra musica italiana: quella che trionfa a Sanremo e poi arriva di diritto sul palco “continentale”. Diodato con la sua Fai rumore, che ha trionfato all’Ariston nel 2020, è arrivato da guest, essendo stato l’Eurovision sospeso nell’annata pandemica. Con una performance insieme toccante e spettacolare, ha riscattato alla grande quell’occasione purtroppo mancata.
Un voto estremamente positivo lo meritano anche Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika: i conduttori si sono dimostrati all'altezza di un appuntamento così importante (Eurovision è l'evento non sportivo più seguito al mondo: riesce a intercettare, in media, 600 milioni di spettatori), gestendo il palco con la naturalezza e professionalità, e ritagliandosi – Laura e Mika – anche un minuto di omaggio a Raffaella Carrà.
Un plauso anche alla durata dello show, talmente "breve" - o almeno per una televisione dai tempi biblici come la nostra - da riuscire nell'impresa di sconvolgere la grammatica televisiva italiana e tutte le sue liturgie (spoiler: si può fare un discreto lavoro anche senza tutti gli ospiti, i super ospiti e tutti i piccoli spazi pubblicità del caso). Uno show secco, di due ore appena, senza pubblicità (non troppa), che quando finisce dici: «Ma come, di già?!».