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Una vita passata a comprare oggetti e ad accumularli in casa. E ora, d’improvviso, ci sentiamo dire che buttare queste cose va di moda, e ci fa bene. È l’arte del decluttering e consiste nel liberarsi di ciò che non ci serve. Ovvero praticamente tutto.

Dal Giappone con furore, Marie Kondo è diventata la guru del “fare ordine” e “sistemare casa”, trasformando i fastidiosi ordini che ogni madre impartisce ai propri figli, in un mantra capace di darci la pace interiore. Dopo di lei, tanti altri influencer sono riusciti a ricavarsi il proprio spazio virtuale in cui intrattenere i propri follower con consigli preziosi per mettere ordine fuori e dentro di sé. E così, è nata la decluttering mania, ovvero l’arte di riordinare casa e liberarsi di tutto ciò che non serve più.

quote

Mettendo in ordine la casa e diminuendo le cose in vostro possesso,
capirete a che cosa dare importanza nella vostra vita e riuscirete
a distinguere chiaramente i veri valori.

Marie Kondo – scrittrice, lifecoach e consulente di economia domestica

Sistemare per sistemarsi: che cos’è questo “decluttering”?

Dai vestiti nell’armadio, al cassetto dei cosmetici in bagno. Dalla dispensa in cucina, ai libri in salotto. Ogni stanza può essere declutterata. Persino la nostra vita digitale può essere sottoposta a questa pratica eliminando documenti che non servono più, i doppioni delle foto che scattiamo e le mail di spam che ci tartassano quotidianamente.

Senza dubbio, la forma più popolare e diffusa del decluttering è quella che riguarda l’armadio. I ritmi che stanno alla base del fast fashion sono, effettivamente, talmente veloci da portarci a cambiare il guardaroba ogni stagione. E quindi, se sei mesi fa il blu era un must have, oggi ci ritroviamo a non voler indossare niente di blu perché ora è il verde il colore del momento.

Ecco, questo discorso vale – più o meno – per tutto quello che le nostre case contengono e il decluttering si propone di mettere ordine, ripulire, eliminare il superfluo. Non si tratta, quindi, di un’attività stressante, al contrario: il decluttering è un toccasana per la mente, una sana abitudine che può avvicinarci al Nirvana, la meditazione degli occidentali. 

La gioia di lasciare andare: i benefici del decluttering

Ti è mai capitato di sentirti sopraffatto dal disordine in casa tanto da percepire la necessità di gettare tutto in un sacco nero? Negli anni accumuliamo vestiti, oggetti e scartoffie che, con il tempo, perdono il valore affettivo o l’utilità che avevano quando erano nuovi di zecca. Basta fare un trasloco per rendersene conto. I regali più brutti di Natale, quelli degli ex e i vestiti che per qualche mese sono stati alla moda: le nostre case diventano, senza che ce ne accorgiamo, magazzini senza fondo che raccolgono tutto ciò che abbiamo accumulato nel tempo.

Non è solo una questione di ordine e pulizia. Il decluttering non consiste soltanto nel riordinare casa: si tratta della sottile arte del “lasciare andare. Liberarsi del peso che le cose che possediamo comportano può essere difficile, ma può anche portare una sorprendente sensazione di gioia.

Declutterare casa significa liberarsi dal carico mentale per creare un senso di pace ed equilibrio. Liberandosi del bagaglio fisico ed emotivo in eccesso, si può fare spazio per una nuova crescita personale, o almeno, così dicono. Con il giusto approccio, il decluttering può essere un'esperienza liberatoria e potenziante che aiuta a ridurre lo stress. Un piccolo momento da dedicare a sé stessi per creare nuovi spazi, avere maggiore concentrazione e sentirsi meglio. 

buttare ciò che è superfluo con il decluttering

Tra trend e paradosso: il decluttering può davvero migliorarci la vita?

Il nuovo trend del decluttering propone, quindi, un vero e proprio stile di vita da adottare. Lasciare andare il passato, alleggerirsi dai pesi mentali per adottare un lifestyle “minimal” che punti ai valori, più che alle cose. Un intento nobile che, però, fa sorgere un dubbio: è possibile, nella società in cui viviamo, tornare all’essenziale?

In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da messaggi promozionali, il decluttering stesso si propone attraverso messaggi pubblicitari. Manuali da acquistare, oggetti per l’organizing, scatole e divisori per mettere in ordine, nuovi appendini per ridurre lo spazio occupato nell’armadio. Per eliminare ciò che non ci serve, alla fine, ci serve altro. Entriamo quindi in un loop infinito di necessità che ci rendono comunque dipendenti da qualcosa. La classica illusione degli occidentali: praticare mindfulness tra un appuntamento di lavoro e l’altro, infilare una lezione di yoga tra una call e un meeting, cercare di distaccarsi dagli oggetti, comprando un corso che insegni a farlo. Un cane che si morde la coda, che si concede un contentino per sentirsi diverso dalla società a cui, in fondo, non vuole rinunciare.

Alla fine, il decluttering può essere uno strumento utile: benissimo che ci aiuti a creare un piccolo cambiamento dal punto di vista psicologico, ma di certo per alienarsi dal consumismo non basta soltanto leggere l’ultimo manuale di Marie Kondo!

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