People-pleasing, quando piacere a tutti diventa un’ossessione

di Redazione 19 Gennaio •

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Nella società dello “show off”, a volte saper dire di no è un atto di consapevolezza e rispetto del proprio benessere psicologico. In altre parole: la dobbiamo smettere di essere quello-che-viene-definito un people-pleaser.

Quando si parla di “people-pleasing” si fa riferimento a quel comportamento per cui sentiamo il bisogno di accontentare e assecondare gli altri, anche a scapito del nostro benessere. Una sorta di ossessione che deriva da molti fattori e rischia di intaccare la nostra sfera emotiva e psicologica più intima.

Se ti rivedi in questa descrizione, fidati: è ora di smetterla di compiacere gli altri e iniziare ad ascoltare i tuoi bisogni. 

Identikit del people pleaser: come riconoscerlo

Ti è mai capitato di uscire la sera anche se avresti voluto riposarti sul divano, soltanto per non dare un dispiacere a un amico? Oppure di fare qualcosa controvoglia solo per non dover fare lo sforzo di opporti all’opinione del tuo interlocutore o per paura di essere giudicato male? O ancora, ti è mai successo di assecondare qualcuno che, con la sua richiesta, ti ha messo in forte difficoltà?

Se hai ottenuto una maggioranza di “sì”, brutte notizie: sei un people pleaser. Un’espressione che ti sembrerà nuova, forse, ma si tratta in realtà di una tendenza umana che si verifica dall’alba dei tempi. Certo, la società odierna, con le sue dinamiche esasperate dall’uso dei social network e dallo “show-off” che ne deriva, non ha fatto altro che alimentare questo tipo di comportamento che è – neanche a dirlo – decisamente da condannare.

Non si tratta, infatti, di gentilezza o altruismo. Badare bene. La linea che divide una persona cordiale e disponibile da un people-pleaser è sottile ma ben definita: quando non sapere dire di no compromette il proprio benessere, è allora che si può individuare un’enorme “red flag”. 

quote

Sono stata ossessionata da un ideale di perfezione e dall’impossibilità di deludere. […] E nelle relazioni personali ho represso la mia natura e la mia volontà, in una schiavitù mentale che mi ha logorata.

Matilda De Angelis, attrice

In un mondo di like, è normale voler piacere a tutti

In un mondo in cui la massima espressione della propria realizzazione personale è ricevere una marea di like, è normale che la soluzione sia cadere vittima del people-pleasing. Inutile negare: la società di oggi, improntata sull’apparenza, sull’approvazione altrui e sul dimostrare agli altri ciò che (non) si è, funziona secondo logiche che sono state importate dalle dinamiche presenti sui social network. Quello che vediamo sul piccolo schermo dei nostri smartphone (le vite degli altri) ha il potere di sembrare sempre perfetto, diventando motivo di insicurezza e insoddisfazione. E ora, ha di gran lunga alimentato la diffusione di un malessere generale. Soprattutto tra i più giovani. Anche il nuovo rapporto ISTAT conferma l’aumento delle difficoltà psicologiche che colpiscono i ragazzi di oggi, sempre più insoddisfatti e infelici: nel 2019 erano il 3,2% del totale, mentre nel 2021 aumentano a 6,2%.

people pleasing

Il fenomeno comportamentale del people-pleasing, in fondo, non è altro che un segnale d’allarme di un malessere interiore. Essere people-pleaser non significa soltanto essere ossessionati dal bisogno di compiacere gli altri per gentilezza. Sotto c’è molto altro. Dire sempre di sì per paura di essere abbandonati, ghettizzati, giudicati o visti per come si è realmente: la convinzione di dover essere come gli altri ti vogliono – anche a costo di nascondere la tua vera personalità – fa di te un people-pleaser.

Come uscire dal loop della perfezione?

Ormai è universalmente noto il fatto che i social non riflettono la realtà e che le vite degli altri non devono essere motivo di auto-commiserazione. È altrettanto vero che tra il dire e il fare, c’è di mezzo un bel mare di insicurezze e convinzioni difficili da sradicare. Uscire dalla gabbia del people-pleasing, però, è possibile e doveroso. Il primo passo per liberarsi dalle catene del compiacimento è sicuramente riconoscere i segnali e non sottovalutarli. Capire che se cercare di accontentare chi ci sta intorno diventa la causa del proprio malessere emotivo, c’è un problema. Che non significa essere gentili, significa essere ossessionati dall’essere perfetti. E poi, chissà, magari il primo “no” detto a cuor leggero può essere il primo passo di un lungo percorso di accettazione di come si è. A partire dal convincersi che sia impossibile piacere a tutti, imparare ad accontentare ogni tanto anche noi stessi.

In fondo, in una società in cui ciò che si ricerca è il costante consenso degli altri, fregarsene del giudizio altrui e avere il coraggio di essere sé stessi senza filtri, è un vero atto rivoluzionario.

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